Diritto di cronaca, nuovo stop 

da La Stampa del 26.1.99

ROMA. Gli insulti non si scrivono né si riportano sui giornali. Punto e basta.  Altrimenti a passare guai non sarà solo chi li ha pronunciati, ma anche il cronista che li riporta (e ovviamente il direttore della testata che li ospita). Così ha stabilito la Cassazione restringendo il diritto di cronaca ancora di più, rispetto a quanto una settimana fa aveva fatto la Camera nell’inasprire le pene per chi rivelasse atti secretati.
Secondo la massima magistratura, infatti, non c’è diritto di cronaca nel riportare giudizi apertamente offensivi, anche se detti da personaggi noti.  La Cassazione ha così annullato l’assoluzione di Antonio Padellaro e Claudio Rinaldi (rispettivamente vicedirettore e direttore dell’Espresso) prosciolti dalla corte d’Appello di Roma perché costituisce “esercizio del diritto di cronaca riferire fedelmente le opinioni di un importante uomo politico, come tali socialmente rilevanti, benché offensive dell’altrui reputazione”.
Al centro del caso un’intervista di Padellaro a Giuliano Ferrara sul tema caldo della custodia cautelare. Nel corso del colloquio Ferrara, condannato per diffamazione a mezzo stampa, attribuiva al procuratore capo di Napoli, Agostino Cordova, “eccessi deliranti”.
Non si può invocare, insomma, “la discriminante del diritto di cronaca” quando l’intervistato esprime “valutazioni critiche gratuitamente offensive perché in questo caso - dice la Cassazione - l’illiceità delle dichiarazioni riferite è immediatamente rilevabile dal giornalista, senza neppure l’esigenza di indagini intese a verificarne la corrispondenza ai fatti”.
La sentenza giunge ad una settimana da una votazione della Camera sulla modifica dell’articolo 684 del codice penale, in base alla quale il cronista che pubblichi materiale secretato, non solo incorre nell’arresto fino a 30 giorni (anche se la condanna non è mai stata comminata), ma ad una sanzione pecuniaria (e di queste ne sono state pagate molte) dai 30 ai 50 milioni.
“E’ un ritorno al conservatorismo - ha commentato l’avvocato Oreste Flammini Minuto, difensore di Padellaro e Rinaldi - una marcia indietro della Cassazione, dopo che per circa un anno i supremi giudici avevano correttamente riconosciuto il ruolo della stampa nel diffondere nelle interviste le opinioni altrui”.  Commenta Giorgio Bocca - è in atto una campagna contro la libertà di stampa.  Forse non sarà un complotto premeditato, ma il potere politico è in crisi e non vuole che la stampa ci metta il becco e la magistratura segue”.
“La sentenza della Cassazione - commenta l’Unione dei cronisti italiani - cerca di trasformare il cronista in investigatore o censore. La Cassazione cerca di addossare ai giornalisti responsabilità altrui che, prima, erano correttamente attribuite all’autore delle dichiarazioni”. [r. r.]