Scontro duro su Carnevale
da Il Mattino del 26.10.99
MARILICIA SALVIA
Ineffabile Andreotti. Non spara a zero contro i pentiti, non ce l’ha
a morte con i magistrati di Palermo: due giorni dopo la sentenza che gli
ha strappato di dosso un’etichetta odiosa, il senatore a vita non sceglie
certo i bersagli più prevedibili per lanciare i suoi strali. Verso
una sola persona mostra di serbare rancore, l’unica contro la quale annuncia
di voler sporgere denuncia: una persona nei cui confronti deve nutrire
una profonda disistima, visto che evita persino di pronunciarne il nome.
Sarà uno dei suoi avvocati, Gioacchino Sbacchi, a svelare più
tardi l’arcano: quella persona è Mario Almerighi, giudice del Tribunale
di Roma, giusto un anno fa eletto presidente dell’Associazione nazionale
magistrati e costretto a dimettersi ventiquattr’ore dopo per un’incauta
intervista al Corriere della Sera in cui esprimeva giudizi critici sul
possibile ministro alla Giustizia del governo D’Alema, in quei giorni in
via di «costruzione». Ma perchè Andreotti ce l’ha con
il giudice Almerighi? Agli occhi del senatore assolto dall’accusa di mafia,
Almerighi è reo di aver testimoniato il falso al processo, raccontando
«infamie» a proposito di suoi presunti rapporti con il giudice
Corrado Carnevale. I veleni di Palermo, sembra di capire, sono tutt’altro
che agli sgoccioli. Carnevale, a lungo presidente della prima sezione penale
della Cassazione, attualmente sotto processo nel capoluogo siciliano per
concorso esterno in associazione mafiosa, è uno dei magistrati più
chiacchierati dell’ultimo decennio, quello sul quale si sono più
spesso addensati i sospetti di presunti «aggiustamenti» delle
sentenze che riguardavano Cosa Nostra. La sensazione è che sia da
lui, soprattutto, che Andreotti voglia oggi prendere le distanze. Dall’altra
parte, Almerighi non si lascia spiazzare, conferma che quanto ha detto
in aula «è la pura e semplice verità», si dice
pronto a ribadire ogni parola «in qualsiasi sede» e annuncia
querele. «Magari mi facesse un'azione penale, mi farebbe guadagnare
qualcosa in sede civile», chiosa a stretto giro Andreotti, più
che mai agguerrito, intervistato in serata nella puntata di «Porta
a porta».
Dai microfoni di Giancarlo Santalmassi negli studi di «Radio
24», ieri mattina, fino al salotto quasi notturno di Bruno Vespa,
la giornata di Andreotti è segnata da un crescendo di critiche contro
Almerighi. Si tratta - dice il senatore alla radio, senza fare il suo nome,
di un «falso testimone», un uomo «che purtroppo è
un magistrato in servizio che non appartiene alle procure, ma per il quale
credo che dovremo inviare le carte al Csm». «Se non lo facessimo
- conclude, caustico - sarebbe come lasciare una miccia in mano a un bambino».
Da Vespa l’identikit è ormai svelato, Almerighi si è già
difeso (contrattaccando) e le accuse sono più dirette: «Tutto
quello che dico - afferma Andreotti - è documentato. È grave
che un magistrato vada a dire il falso. Almeno questo verbale al Csm dobbiamo
mandarlo: su un magistrato in carica non si può lasciar passare,
ha in atto funzioni importanti».
Ma qual è l’episodio contestato da Andreotti? Interrogato in
aula nel giugno del ’97 su richiesta dei pubblici ministeri, Almerighi
aveva raccontato che dodici anni prima il senatore era intervenuto per
bloccare un provvedimento disciplinare che l’allora ministro della Giustizia
Virginio Rognoni stava per chiedere nei confronti di Corrado Carnevale.
«È intervenuto Andreotti e ha detto che Carnevale non si tocca»,
erano le parole che Almerighi aveva riferito di aver sentito da Piero Casadei
Monti, all’epoca capo di gabinetto del ministero. Menzogne, replica il
senatore a vita, sottolineando di non avere mai intrattenuto rapporti di
amicizia con Carnevale. E intervistato da Santalmassi, racconta: «Per
fortuna (Almerighi, ndr) ha citato due testimoni. Virginio Rognoni ha smentito,
ma è uno della mia parrocchia politica e pesa meno. Qui vorrei onorare
la memoria di Piero Casadei Monti, che poco prima di morire ha reso due
pagine di verbale in cui ha chiarito ogni minimo dettaglio escludendo ogni
mia interferenza. Ci tengo: era un comunista, un senatore poi del Pds.
Lo hanno spremuto per quattro ore - conclude Andreotti - per tirar fuori
due paginette che dimostrano la menzogna di Almerighi».
La disputa è destinata ad arricchirsi di nuovi capitoli, e non
solo perchè si potrebbe andare davanti al tribunale di Perugia per
l’eventuale processo per diffamazione (o calunnia) intentato da Almerighi
«contro tutti coloro - ha detto - che hanno definito falsa la mia
testimonianza». Soprattutto, sono ipotizzabili ulteriori strascichi
perchè Almerighi dovrà tornare a deporre sui rapporti tra
Andreotti e Carnevale nel processo a carico dell'ex presidente della prima
sezione penale della Cassazione. In quel procedimento era già stato
citato come testimone nel luglio scorso, ma per un impedimento non aveva
potuto essere presente all'udienza. Stavolta, c’è da scommetterlo,
nell’aula di Palermo ci sarà la folla delle grandi occasioni.
|