Pene
alternative: per i minori pronta la riforma
da Il Sole 24 ore del 27.4.99
MILANO — Un nuovo ruolo alla polizia penitenziaria nel processo minorile
e un nuovo ordinamento sull’esecuzione della pena fuori dal carcere. La
bozza di disegno di legge all’esame del ministero, ha detto Giuseppe Magno,
direttore generale dell’Ufficio per la Giustizia minorile, punta sulla
polizia per attuare un controllo effettivo e un monitoraggio delle misure
alternative alla detenzione che, per i ragazzi, sono ormai la regola: il
successo del Codice per i minori, entrato in vigore dieci anni fa, sta
infatti proprio nelle cifre sui detenuti, solo 430 in tutta Italia. Il
resto, le decine di migliaia di giovani che incappano nella giustizia penale,
stanno fuori, sul territorio. Però gli organici del settore, ha
ricordato Magno, sono "lievemente" scoperti: manca il 52% del personale.
La prima «Conferenza dei servizi del centro per la giustizia
minorile», tenutasi ieri a Milano presso il carcere "Cesare Beccaria",
ha ri-messo a nudo le carenze croniche e confermato l’entusiasmo con cui
gli operatori lavorano pur nella scarsità di mezzi. Maria Grazia
Marchesi, direttore dell’ufficio del servizio sociale per i minorenni di
Milano, ha riassunto la debacle dell’ufficio costretto dalle assenze a
"prendere in carico" solo una minima parte delle segnalazioni della magistratura:
nel ’98, 288 su 949. Però con buoni risultati: tra gli "ammessi
alla prova" il successo è del 90 per cento. Tuttavia lo stare fuori
dal carcere dei giovani che hanno problemi di devianza si scontra da un
lato con i costi — Rosa Quadra, direttore del Centro giustizia minorile
della Lombardia e Liguria, ha ricordato che il rapporto con 20 comunità
per 80 collocamenti all’anno costa due miliardi — e dall’altro con la sempre
più massiccia presenza di stranieri che, senza casa o famiglia,
faticano a essere inseriti nel circuito alternativo. «Il giudice
minorile è spesso angosciato — ha sintetizzato il Procuratore capo
presso il Tribunale per i minorenni di Milano, Giovanni Ingrascì
— perchè per loro non dispone degli stessi strumenti di protezione
che ha a tutela dei minori italiani». E anche la cosiddetta mediazione
penale, cioè l’incontro tra reo e vittima che spesso sfocia nel
ritiro della denuncia, funziona soprattutto con gli italiani.
Giovanna Fratantonio, direttrice del Beccaria, ha stilato il bilancio
delle presenze straniere: nel ’98 gli ingressi hanno superato quelli degli
italiani e la percentuale di ragazzi stranieri presenti nell’istituto è
ormai oltre il 70 per cento. Ma c’è un aspetto preoccupante: mentre
per gli stranieri restano prevalenti i reati contro il patrimonio, per
gli italiani, tra il ’97 e il ’98, è cresciuto dal 5% al 10% il
numero dei delitti contro la persona. Un dato che fa temere il peggio a
Livia Pomodoro, presidente del Tribunale per i minorenni di Milano. Anche
perchè, ha detto il magistrato, «non c’è molta attenzione
ai nuovi fenomeni della criminalità minorile. Abbiamo acceso i riflettori
sugli stranieri ma li abbiamo spenti sugli italiani. E rischiamo di trovarci
di fronte a una mostruosa realtà cresciuta sotto la nostra colpevole
disattenzione». Insomma, anche se gli spettri del liceo del Colorado
sono lontani, secondo la Pomodoro è tempo di pensare al peggio per
prevenirlo.
Roberta Miraglia
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