«No
al perdonismo ecco la nostra tolleranza zero»
da Il Mattino del 27.2.99
«Sono più ottimista sulla capacità di resistenza
della politica ai poteri criminali. Questo costituisce una pre-condizione».
Una conclusione in positivo per il presidente di An Gianfranco Fini a termine
del convegno «Liberi dalla criminalità», il primo dei
tre appuntamenti di livello nazionale (i prossimi a Catania e Reggio Calabria)
per rilanciare con forza l’allarme criminalità nel Mezzogiorno e
nello stesso tempo chiedere che si metta mano con fermezza alle riforme
e alle proposte che ci sono. «Un salto di qualità della politica
per concentrare l’attenzione sul binomio sicurezza uguale libertà»,
spiega così l’iniziativa il commissario provinciale di An, Luciano
Schifone. Un appuntamento che ha registrato ieri la presenza di politici,
ma anche di esperti del livello del procuratore nazionale antimafia Pier
Luigi Vigna, del comandante del reparto centrale dei Ros, Mauro Obinu,
del questore di Napoli Arnaldo La Barbera, del comandante dello Scico Matteo
Rabbiti, del sostituto procuratore Luigi Bobbio, un rappresentante degli
imprenditori, Sergio Fedele dell’Api, dei commercianti, il presidente ascom
Maurizio Maddaloni, il presidente dell’ordine degli avvocati, Francesco
Landolfo, il vescovo di Acerra, monsignor Antonio Riboldi.
«È vero che la criminalità non attira gli investimenti,
ma è anche vero che la criminalità prospera nella miseria.
Va respinto il giustificazionismo da cui è poi nato il perdonismo.
Compito dello Stato non è perdonare, ma garantire giustizia»,
attacca Fini. Dopo l’esplosione di emozione per gli eventi di Milano, spiega,
An ha deciso di venire al Sud «perchè ci è sembrato
di registrare una certa disattenzione rispetto a quella situazione meridionale
che, purtroppo, non è straordinaria, ma ordinaria. Il tema non può
essere affrontato con una singola proposta, ma con una serie articolata
di interventi». Più risorse per le forze dell'ordine, carcere
duro per i boss mafiosi, maggiori poteri alle commissioni straordinarie
antimafia, agevolazioni fiscali per chi si avvale di vigilanza privata,
più autonomia per l'Arma dei carabinieri, maggiori poteri ai sindaci,
risarcimenti alle vittime di mafia, questa la riceta di Alleanza nazionale.
«Il modello Giuliani? La tolleranza zero in Italia non può
che significare affermare il principio che chi sbaglia paga - sostiene
il leader di An - È necessario tutelare e motivare le forze dell'ordine
perchè in molte circostanze hanno l'impressione fondata di trovarsi
in una situazione che non le tuteli a sufficienza». Fini ha incontrato
a Qualiano nella tarda mattinata i familiari del commerciante Giulio Corazza,
ucciso tre anni fa per errore da esponenti dei clan della camorra nel suo
negozio di abbigliamento.
«Il modello Bassolino? Non capisco che cosa intende il ministro
dell’Interno Rosa Russo Jervolino quando lo paragona al modello Giuliani
dimenticando in che condizioni si trova Napoli», è Maurizio
Gasparri, responsabile per le politiche di Governo di An, a lanciare una
freccia polemica. Gasparri parla anche «polizia municipale da trasformare
in polizia locale» e di regole ferree per evitare «che cresca
la percentuale di criminalità che porta con sè l’immigrazione
clandestina».
Processi trasparenti, pentitismo, ruolo dei sindaci nei comitati per
l’ordine e la sicurezza, regolmentazione e certezze in materia di dosi
per l’uso personale di droga i temi affrontati dal coordinatore regionale
di An, Pasquale Viespoli, dai parlamentari Marco Palombo, Sebastiano Neri,
Filippo Ascierto, Alfredo Mantovano, l’ex presidente della Giunta regionale,
Antonio Rastrelli, che si sono alternati sulle due tracce del convegno,
«Le proposte per la sicurezza dei cittadini», la prima, «Per
un territorio libero dal crimine la seconda».
Vigna concorda sul «ruolo strategico del sindaco nei comitati
per la sicurezza perché a conoscenza della realtà territoriale
e sociale e per questo è necessario attribuirgli il potere di proporre
ordini del giorno». Il questore La Barbera, invocando leggi «che
ridiano il giusto rilievo al ruolo dell’iniziativa di indagine della polizia
giudiziaria», ha ricordato l’imponente numero di arresti dell’ultimo
anno e la bassa percentuale di pene inflitte. Obinu e Rabbiti hanno parlato
dell’importanza delle strutture centrali di contrasto alla criminalità
organizzata. Bobbio ha invece ricordato «l’occupazione dei clan in
alcuni rioni per la mancanza di una inefficace applicazione dei poteri
degli amministratori locali sia in passato che oggi». E monsignor
Riboldi: «Il lavoro è un diritto. Bisogna a tutti i costi
evitare che a garantirlo sia la camorra».
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