Il codice penale «apre» ai delitti contro l’ambiente 

da Il Sole 24 ore del 27.2.99

NAPOLI — L’inquinamento potrebbe diventare presto uno dei protagonisti del codice penale. Il ministro Edo Ronchi ha dichiarato ieri, a margine del convegno sui «Crimini contro l’ambiente e lotta alle ecomafie», che «è stata raggiunta l’intesa tra il ministero dell’Ambiente e il ministero di Grazia e giustizia per l’inserimento nel codice penale dei delitti contro l’ambiente e i fenomeni delle ecomafie». Ronchi ha precisato che «il testo sarà portato prossimamente in Consiglio dei ministri, forse tra 15 giorni».
«La proposta presentata — ha spiegato Ronchi — tende ad avvicinare la normativa penale italiana a quella degli altri Stati europei che individuano negli atti di aggressione all’ambiente il giusto grado di pericolosità sociale». Viene perciò proposta, ha precisato il ministro — l’introduzione di «nuove fattispecie delittuose in un apposito titolo — VI bis — nel secondo libro del codice penale, denominato "Delitti contro l’ambiente", subito dopo il titolo dedicato ai delitti contro l’incolumità pubblica».
«A seguito di ciò — ha detto il ministro dell’Ambiente — si avrebbe la concomitanza delle sanzioni contravvenzionali, oggi vigenti in materia di tutela dell’ambiente, con quelle nuove delittuose indicate dal progetto di riforma». Il concetto è quello di passare dalla sanzione solo in caso di contravvenzione alla punibilità di tutti i comportamenti che possono sottintendere rischio per l’ambiente. Per il ministro, il momento più rilevante della proposta «consiste nel riconocimento anche in sede penale dell’ambiente come bene giuridico autonomo».
Nel disegno di legge verrebbero introdotti, tra l’altro, i delitti di inquinamento ambientale (articolo 452-bis) e di distruzione del patrimonio naturale (452-ter) nel quale vengono ricondotti anche i valori paesaggistici, storici e archeologici.
«È un risultato importante in una battaglia che ci vede impegnati da anni — ha detto Enrico Fontana, responsabile legalità di Legambiente — proprio l’assenza di pene severe e della certezza di poter perseguire penalmente reati gravi contro il territorio e l’ambiente è una delle concause, non la sola, del proliferare del fenomeno delle ecomafie». 
Mentre Fausto Giovanelli, presidente della commissione Ambiente del Senato, dice sì all’introduzione dei reati ambientali nel codice penale, ma distinguendo tra semplici illeciti e vere attività criminali. «In caso di criminalità organizzata — ha detto Giovanelli — si deve ricorrere al rafforzamento dei poteri degli organismi investigativi e al sistema del diritto penale, anche con un inasprimento delle pene. Altra cosa è fare del panpenalismo, ritenendo che tutti gli illeciti contro l’ambiente siano atti criminali da trattare attraverso il diritto penale».