Pisa, vanno in scena con Sofri le donne e la vita nelle carceri 

da La Repubblica del 27.2.99

di CLAUDIA FUSANI 
PISA - In un'ora e mezzo di spettacolo c'è molto di quello per cui combatte da quando è dentro, due anni e un mese: la necessità dell'amore in carcere, l'accusa dell'ottusità di certe regole penitenziarie, la necessità di rendere le celle luoghi aperti, almeno un po'. Ma "La messa impropria" è soprattutto gratitudine alle donne che alla fine salvano il regno. "W le donne" ha scritto ieri Adriano Sofri nella rubrica Piccola Posta su "Il Foglio".
Adriano Sofri supervisore dell'allestimento della piece teatrale "La messa impropria", opera numero sette della compagnia Nastro adesivo 43, tragedia erotico-trascendentale ispirata alla realtà del mondo delle carceri e a quella del popolo di diseredati che ancora oggi vive nel sottosuolo di certe capitali dell'Est. Maurizio Mistretta, regista ed attore, ha mescolato insieme un po' di "Lisistrata" di Aristofane, un po' de "La solitudine troppo rumorosa" di Hrabal e anche un po' di "America" di Kafka. "Io non ho fatto niente" si schermisce Sofri appena si accendono le luci del magazzino- teatro che affaccia sul cortile dell'ora d'aria del carcere Don Bosco di Pisa. "Ho fatto solo il subvisore, il pierre della compagnia" insiste. Eppure i venti attori nel back stage del magazzino lo acclamano tutti con un "grazie Adriano".
Finzione teatrale e attualità sono coincisi più che mai nella tragedia andata in scena ieri al Don Bosco. L'atto unico racconta del popolo del regno della Fognide, afflitto, quasi morente, per colpa delle "sostanze fecali" e dei "profilattici", gli scarichi del mondo di sopra.
La soluzione, dopo numerosi esilaranti tentativi falliti - i detenuti sono sempre molto generosi nel ridere di sé - la trovano le donne di Fognide che mettono in scena - teatro nel teatro - la rivolta di Lisistrata. Lo sciopero del sesso e dell'amore è l'unico stratagemma che può far prevalere la pace sulla guerra, la vita sulla morte, la libertà sulla schiavitù delle regole e delle leggi. I detenuti mimano momenti di seduzione e di sesso, giochi erotici e posizioni del Kamasutra, la fuga, l'inseguimento, la riconquista. Recitano con passione tutto ciò che gli è proibito. E proprio sotto gli occhi delle guardie che di fronte alla finzione scenica possono solo applaudire. L'idea e il coraggio delle donne salvano il regno. Nel teatro. Ma non solo. Dice Sofri: "Senza il voto delle donne sarebbe passato, in Parlamento, quell'obbrobrio della negazione delle coppie di fatto". E a proposito della sentenza della Cassazione che ha sancito l'impossibilità dello stupro se la donna indossa i jeans, l'ex leader di Lc ha scritto: "Io sono fra gli spettatori che hanno trovato formidabile la protesta delle donne parlamentari in jeans". Avendo tempo, forse Lisistrata sarebbe andata in scena con stretti pantaloni di tela.
Sofri non ha nemmeno voluto sfiorare il suo caso. Con Bompressi, agli arresti domiciliari, e Pietrostefani, sta scontando 22 anni per l'omicidio del commissario Calabresi. In questi giorni la corte d'appello di Brescia deve fissare la data della camera di consiglio che dovrà dire sì o no al nuovo processo. E poi, eventualmente, alla loro libertà. Sofri sorride, tacendo. A chi lo saluta con "ci rivediamo presto", lui risponde solo: "Spero non qui".