Aste
giudiziarie: basta burocrazia con il rito monzese
da Il Corriere della sera del 27.1.99
MONZA - I giudici della sezione fallimentare la chiamano «rivoluzione».
E si capisce: hanno rivisto da capo a piedi il sistema delle vendite immobiliari
e adesso per comprare i beni che il tribunale di Monza mette all’asta -
e sono più di 200 miliardi l’anno distribuiti in tutt’Italia - serve
un sincero interesse. Niente più code infinite in cancelleria. Niente
più difficoltà per dare un’occhiata alle perizie degli immobili
in vendita. Niente passaggi burocratici e nemmeno soldi alla mano.
Se siete interessati ad acquistare una casa, un terreno, un negozio
messi all’asta dai giudici fallimentari, ma anche dalla sezione delle esecuzioni
immobiliari di Monza, potete già fare il primo passo se solo disponete
dell’inserzione che il Corriere della Sera pubblica periodicamente (l’ultima
ieri) e di un semplice fax. Perché via fax, da ora in poi, potete
ricevere a domicilio l’ordinanza di vendita e la perizia di ciò
che vi piacerebbe acquistare. Basterà comporre lo 039-2320255 e
indicare il numero di riferimento che compare sull’inserzione accanto all’immobile
che si vorrebbe comprare. Il servizio (offerto anche via internet: http//www.galactica.it/tribunale.monza)
funziona 24 ore su 24 e garantisce l’accesso immediato alle informazioni.
I due giudici che hanno studiato il pacchetto di soluzioni «rivoluzionarie»
hanno pensato anche all’accessibilità del linguaggio. Con testi
semplici spiegano, nelle inserzioni del Corriere o via Internet, come si
partecipa e che cos’è una vendita giudiziaria.
Gli autori della «riforma» monzese - i giudici Claudio
Miele e Roberto Fontana - hanno trovato anche il modo per scongiurare le
intrusioni della temuta «compagnia della morte»: «aspiranti
acquirenti» che fanno di tutto, comprese le estorsioni, per aggiudicarsi
le aste a prezzi stracciati o per sapere in anticipo nomi e offerte in
busta dei concorrenti. Per spiazzarli Monza punta alle vendite senza incanto
nelle quali non è possibile (come accade invece per l’incanto) rilanciare
di un sesto il prezzo di aggiudicazione entro i 10 giorni successivi alla
vendita. Il più delle volte la «compagnia della morte»
paventa il rilancio per ricattare chi si aggiudica l’immobile: pretende
il «pizzo» per farsi da parte senza rilanciare. Perciò
puntare quasi sempre alle vendite senza incanto significa aver eliminato
il problema. Non solo. Nelle vendite senza incanto l’offerta è
un impegno: non si cambia idea, pena il 10% del prezzo d’asta.
Nel caso dell’incanto, invece, si può rinunciare anche a gara
aperta: un «trucco» usato per mandare deserte le vendite in
modo che, come stabilisce la legge, alla volta successiva il prezzo di
partenza si abbassi del 20 per cento. Altra precauzione «anti-furbi»:
chi partecipa all’asta presenta l’offerta in busta chiusa. Le sole indicazioni
ammesse sulla busta sono nome dell’offerente, nome del giudice e giorno
dell’asta. Ma quel giorno il giudice tratterà più casi. Quindi
non sarà possibile sapere a quale vendita si riferisce ogni busta.
Ultima novità: i mutui. Il tribunale ha firmato una convenzione
col Banco di Sicilia e la Banca Popolare di Monza che finanziano fino al
75 % del prezzo di gara.
Giusi Fasano,
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