Borrelli promosso, addio al pool 

da La Repubblica del 27.1.99

di LIANA MILELLA 
ROMA - Borrelli ce l’ha fatta. Praticamente all’unanimità.  Cinque dei sei componenti della commissione incarichi direttivi del Csm si sono ritrovati d’accordo nel dire sì al suo trasferimento dalla procura alla procura generale di Milano.  Solo Michele Vietti, il laico del Ccd, ha ripetutamente chiesto un rinvio, lo ha motivato e poi, non avendolo ottenuto, ha votato contro. Da ieri sera, dopo tre ore di discussione, Francesco Saverio Borrelli, uno dei magistrati più famosi d’Italia, è arrivato al penultimo gradino del suo trasferimento.  Gli manca il voto finale del plenum che dev’essere preceduto da un altro passaggio, dall’esito scontato. Il ministro Guardasigilli, Oliviero Diliberto, dovrà dare il concerto, cioè una sorta di lasciapassare alla sua nomina. Tre settimane, un mese al massimo, poi Borrelli diventerà il numero due del palazzo di giustizia milanese. A palazzo dei Marescialli il pronostico è scontato: in plenum, come del resto in commissione, il confronto potrà anche essere teso, ma alla fine il risultato gli sarà favorevole.
Ieri, seguito dai giornalisti sin dalla prima mattina, il procuratore si è lasciato andare solo a una battuta: “Io sto bene anche qui. Ho fatto la domanda per onor di firma. C’era la toga rossa di mio padre che se la mangiavano le tarme”.  Un riferimento obbligato al padre Andrea che fu, per sette anni, presidente della Corte di appello, un posto a cui Borrelli aveva tentato di arrivare per ben due volte, fermato dallo scrupolo di lasciare il delicatissimo lavoro di Mani pulite.  Ma ieri, di fronte alla domanda “Tangentopoli traslocherà?” il capo della procura s’è fatto una risata. Chi gli è stato vicino in questi mesi - la sua decisione di concorrere per il nuovo incarico risale all’agosto ‘98 e fu annunciata con un’intervista a Repubblica - si è reso conto delle sue esitazioni, ma anche della convinzione che “nessuno deve essere indispensabile”.  Peraltro, Borrelli è convinto che il suo posto sarà occupato da Gerardo D’Ambrosio, uno dei suoi aggiunti, che dal ‘92 ha seguito il lavoro del pool su Tangentopoli. Una previsione realistica. Al Csm D’Ambrosio - che vanta non solo 30 anni di lavoro in procura, ma anche una ragguardevolissima anzianità - sarà tra i favoriti. Di sicuro, voteranno per lui Magistratura democratica, i Movimenti riuniti, i laici diessini.  Ma anche Magistratura indipendente e una fetta di Unicost potrebbero convergere sul suo nome. 
E ancora presto, comunque, per capire cosa riserva il dopo-Borrelli anche se, da procuratore generale, egli resterà sempre un punto di riferimento per la procura. Proprio questo ha costituito ieri un argomento di discussione. Al voto favorevole di Ettore Ferrara (Unicost), Giovanni Di Cagno (laico Ds), Sergio Visconti (Mi), Armando Spataro (Movimenti), Claudio Viazzi (Md) ha fatto da contraltare l’ atteggiamento polemico di Vietti che ha sollevato due questioni: i numerosi esposti che tuttora pendono sul capo di Borrelli, a cominciare da quelli dei vari Berlusconi, Previti, Saponara. E quelle che il laico del Ccd ha definito le “esternazioni” di Borrelli, cioè le sue interviste e dichiarazioni che hanno accompagnato il dibattito sulla giustizia. Ma i favorevoli a Borrelli hanno avuto buon gioco nel contestare Vietti citando il parere espresso su Borrelli dal consiglio giudiziario di Milano, il quale invece ha considerato “meritorio” quell’atteggiamento. Bene avrebbe fatto Borrelli a fornire chiarimenti sul lavoro del pool. Il laico Di Cagno, contro Vietti, ha detto: “Il procuratore prevale talmente per attitudini, merito e anzianità che ogni riserva sulle sue dichiarazioni non può ragionevolmente determinare uno scavalcamento”. Soddisfatto Armando Spataro che, fino a sei mesi fa, è stato sostituto a Milano: “Il mio ex capo è un modello di magistrato e di dirigente da additare a tutti i colleghi. Colto, preparato, attento ai problemi della società civile. È un candidato fuori discussione. E comunque su di lui abbiamo discusso come avremmo fatto per qualsiasi altro”.