Borrelli Pg a Milano, primo sì

da Il Messaggero del 27.1.99

di UGO CUBEDDU
MILANO - Non dice niente, non commenta neppure. Anzi precisa «non lo dirò nemmeno in famiglia». Ma il voto della Commissione per gli incarichi direttivi del Consiglio Superiore della Magistratura è più che eloquente: cinque su sei componenti hanno espresso parere favorevole per la candidatura del Capo della Procura milanese Francesco Saverio Borrelli alla carica di Procuratore Generale di Milano. Non è, naturalmente, un fulmine a ciel sereno. Che Borrelli potesse contare su un atteggiamento favorevole della Commissione si sapeva, che non avrebbe incontrato grosse difficoltà, pure e che lui stesso questa volta non si sarebbe lasciato convincere a restare come Capo, anche. Però una cosa sono le voci, un’altra le votazioni ufficiali e quindi diventa importante quello che è successo a Palazzo dei Marescialli.
Sei membri della Commissione, si diceva. Il Presidente Ettore Ferrara, il ”laico” dei Ds Gianni Di Cagno, l’altro ”laico” del Ccd Michele Vietti, i ”togati” Armando Spataro (Movimenti Riuniti), Sergio Visconti (Magistratura Indipendente) e Claudio Viazzi (Magistratura Democratica). Tutti sì, con il solo voto contrario (ampiamente scontato) di Vietti. Che ha spiegato il suo ”no”: a carico di Borrelli sono aperte «numerosissime pratiche in Prima Commissione originate da esposti di Berlusconi e Previti, più una mole di esternazioni alla stampa (Vietti ha presentato 5 faldoni di documentazione, n.d.r.) che dimostrano l’oggettiva interferenza con le vicende politiche del nostro Paese negli ultimi anni, escludendo così il requisito della riservatezza che non può mancare a un magistrato che aspiri a un così alto incarico». Però alla fine è lo stesso Vietti a non volere la guerra all’interno della Commissione,
tanto che, pur con critiche molto aspre, non presenta nessuna cadidatura del Polo.
Dopo le accuse, naturalmente le difese. Cominciando dai cinque voti favorevoli, ”togati” e ”laici”, equivalenti in sostanza alla quasi unanimità, più le parole di Di Cagno, che chiarisce subito come le motivazioni di Vietti siano ”singolari”. Poi spiega: «Il Csm è tenuto a una valutazione comparativa tra i vari candidati e a considerare elementi negativi le sentenze di condanna disciplinare. Nel caso del dottor Borrelli, non solo non c’è nessun procedimento disciplinare pendente nei suoi confronti, ma anzi prevale una valutazione particolarmente positiva per attitudini, meriti e anzianità, al punto che si possono ragionevolmente scavalcare le riserve per un suo eccessivo uso di dichiarazioni pubbliche».
Ma quando Borrelli assumerà la sua carica? E chi verrà al suo posto? Sempre che non succedano grosse sorprese, dovrebbe essere tutto teoricamente molto semplice (e dato per certo dagli addetti ai lavori): Nell’arco di qualche mese si riunirà il ”plenum” del Csm che dovrà ufficializzare la nomina, dopodichè Francesco Saverio Borrelli scenderà dal quarto al terzo piano di Palazzo di Giustizia, prendendo possesso dell’ufficio del PG Loi, che si è già dimesso per raggiunti limiti di età. Quanto al successore c’è in realtà un solo nome, quello di Gerardo D’Ambrosio, da anni numero due della Procura. Si sa che c’è una valutazioni piuttosto
favorevole da parte del Csm, si sa anche che i colleghi della Procura sarebbero ampiamente d’accordo. Ma soprattutto - fatto molto rilevante - appare una evidente intenzione da parte di tutti di non creare scossoni in una Procura delicata come quella di Milano, che per sette anni è stata ”l’ombelico del mondo” nella vita giudiziaria e forse anche politica del nostro paese. Borrelli ha certamente vissuto in prima persona questa bufera, difendendo ostinatamente l’operato dei ”suoi” Procuratori anche nei momenti più difficili e arrivando a ritirare sue candidature proprio per non creare incrinature. Adesso lascia quella Procura, sapendo però chi è il suo successore, appunto D’Ambrosio. Per questo, dicono, è tranquillo.