In
attesa di accordo slitta l’esame al Senato dei provvedimenti per il giudice
unico
da Il Sole 24 ore del 27.1.99
ROMA — È a rischio la sessione giustizia del Senato. Fissata
per l’ultima settimana di gennaio — quindi oggi e domani — al fine di varare
i provvedimenti urgenti per il giudice unico e le norme anticorruzione,
la sessione potrebbe non vedere la luce. La spaccatura dei diessini sul
“super-513” (l’introduzione in Costituzione dei principi del giusto processo)
sta infatti trascinando con sé gli altri disegni di legge in lista
d’attesa: depenalizzazione dei reati minori, misure anticorruzione, trasferimento
di competenze penali al giudice di pace. E con essi sfumerebbe l’entrata
in vigore del giudice unico il 2 giugno prossimo. Ieri la conferenza
dei capigruppo ha preso tempo. Il pacchetto giustizia slitta, e domani
ci sarà una nuova conferenza per decidere se mettere i disegni di
legge all’ordine del giorno. Il Polo, infatti, ha chiesto che il giusto
processo venga approvato per primo. E solo se l’accordo maggioranza-opposizione
terrà in Aula si passerebbe agli altri provvedimenti.
Intanto i senatori diessioni si sono di nuovo riuniti, nella serata
di ieri, per cercare di ricucire le divisioni emerse nell’incontro di martedì
scorso. «C’è un’opposizione massiccia a toccare la prima parte
della Costituzione —spiega Elvio Fassone, tra i senatori contrari al “super-513”
—. Ma ci sono anche molte perplessità a immettere principi rigidi,
a prescindere dalla loro collocazione». Sarebbe allo studio anche
un’ipotesi di mediazione: mettere nella Costituzione in modo chiaro la
regola del contraddittorio (il controesame in dibattimento del coimputato
che accusa) ma lasciare alla legge ordinaria le eccezioni.
Il dietro-front dei diessini ha ovviamente innervosito il Polo. «A
questo punto abbiamo molte perplessità anche sull’approvazione degli
altri disegni di legge che pure riteniamo urgenti e importanti» dice
Enrico La Loggia, presidente dei senatori di Forza Italia. «Per questo
durante la conferenza dei capigruppo abbiamo chiesto alla maggioranza di
uscire dall’equivoco e di trattare per primo il provvedimento sul giusto
processo. Ci hanno risposto di no. Anzi, hanno proposto uno slittamento
abbinando il Ddl alla discussione sulla legge elettorale». Ma se
la maggioranza non «esce dall’equivoco» il Polo, conclude La
Loggia, non avrà certo un «atteggiamento comprensivo»
sul resto del pacchetto. Un modo soft per porre l’aut-aut: o si fa subito
il «513» o non si fa nulla.
E nelle richieste dell’opposizione, le sorti della giustizia sembrano
incrociarsi con la legge sull’antiribaltone e gli accordi sulla legge elettorale
che ieri hanno tenuto banco. «Con il giusto processo sarebbe la seconda
volta nel giro di poche ore, dopo l’antiribaltone, che la maggioranza viene
meno ai suoi impegni — afferma Marcello Pera (Forza Italia), relatore del
disegno di legge sul «513» —. Noi vogliamo sapere se questa
coalizione è in grado o no di far rispettare gli impegni. Che sono
stati presi con un voto e non in corridoio. Io non vado in Aula a tenere
la relazione se non sono sicuro che l’accordo tiene». E se «salta
il provvedimento più importante — conclude Pera — gli altri non
hanno più senso».
Altra benzina sul fuoco l’hanno buttata gli avvocati penalisti. L’Unione
delle Camere penali ha ribadito l’intenzione di riprendere le proteste
(dopo il clamoroso sciopero di novembre in seguito alla sentenza della
Consulta sul «513») se almeno un ramo del Parlamento non varerà
entro gennaio la legge sul giusto processo. «Se i politici frenano
le Camere penali saranno costrette a riprendere le astensioni» ha
fatto sapere il presidente dei penalisti, Giuseppe Frigo. «Dove sono
finite — ha aggiunto — le buone intenzioni dei politici per aggiustare
il processo dopo la sentenza della Consulta?». Anche l’Organismo
unitario dell’avvocatura ha ribadito al Capo dello Stato la necessità
di intervenire sul «513» (si veda in proposito l’intervento
del presidente dell’Oua, pubblicato qui sotto). Le minacce di sciopero
delle toghe sono solo l’ultima delle tensioni che si stanno riaprendo sul
terreno minato della giustizia. Se entro domani i diessini non scioglieranno
i dubbi sul «513» la mini-sessione resterà nel libro
delle buone intenzioni e forse anche l’entrata in vigore del giudice unico
a giugno.
Roberta Miraglia
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