Assente la maggioranza, sull’articolo 68 passa l’immunità assoluta 

da Il Sole 24 ore del 27.1.99

ROMA — Altro che “super 513”, arriva il “super 68”. L’articolo della Costituzione, ridimensionato nel ’93 per garantire a deputati e senatori solo la cosiddetta immunità assoluta per le opinioni espresse nell’ambito della funzione parlamentare (abrogando l’autorizzazione a procedere per le indagini) si allarga a dismisura attraverso le “Disposizioni per l’attuazione dell’articolo 68 della Costituzione”.
Ieri le commissioni riunite Affari costituzionali e Giustizia della Camera hanno approvato in sede referente un testo in calendario per l’Aula fin da dopodomani, venerdì. Con ingenti assenze, soprattutto nella maggioranza, la ventina di deputati presenti ha approvato l’emendamento Gazzilli (Forza Italia) che sostituisce interamente l’articolo 4 del disegno di legge, sui casi di utilizzabilità delle intercettazioni telefoniche. La nuova formulazione dispone che il Gip «decide la distruzione o la cancellazione dei verbali e delle registrazioni delle conversazioni intercettate in qualsiasi forma nel corso dei procedimenti riguardanti terzi, alle quali hanno preso parte membri del Parlamento o nelle quali di essi si è fatta menzione».  Portata alle estreme conseguenze questa norma di garanzia, e in particolare la frase conclusiva che include nel meccanismo “distruttivo” anche la semplice menzione, potrebbe determinare conseguenze pesantissime su molti processi in corso, e su quelli futuri. Naturalmente l’approvazione di ieri rappresenta solo la prima tappa parlamentare, e il disegno di legge dovrà superare molte tappe, a cominciare dall’Aula della Camera dei deputati, dove la maggioranza dovrebbe essere meno distratta. Neppure si può dire, peraltro, che definire il punto di equilibrio tra prerogative parlamentari ed esercizio dell’azione penale sia tema che riguardi la maggioranza o l’opposizione anziché l’intero Parlamento. Il voto di ieri costituisce un segnale da non sottovalutare, sullo stato generale dei rapporti tra politica e giustizia.
Il relatore per la commissione Giustizia, Siniscalchi, assicura che in Aula la maggioranza riproporrà emendamenti equilibratori del disegno di legge; ma ammette che si allontana la possibilità di formularli a nome della Commissione (cioé elaborati in sede di Comitato dei Nove). Anche nelle intenzioni della maggioranza l’articolo 4 del disegno di legge avrebbe dovuto mantenere il suo impianto di garanzia, teso ad affermare un principio generale di inutilizzabilità, ovvero di utilizzabilità condizionata all’autorizzazione parlamentare, per le intercettazioni indirette (telefoniche o ambientali) dei parlamentari (si veda «Il Sole-24 Ore» di ieri).  In tal modo si sarebbe ristabilita, sia pure a posteriori, una situazione analoga a quella prevista dall’ordinamento quando un magistrato intenda intercettare direttamente le conversazioni di un parlamentare. Si sarebbe però dovuto approvare un emendamento (Bonito) per escludere che tale procedura rigorosa si applichi anche alla semplice «menzione» del parlamentare, cosa che potrebbe essere utilizzata in chiave ostruzionistica da qualunque malintenzionato, che — citando qualsiasi onorevole, anche a sua insaputa — si assicurerebbe la discovery anticipata e una sorta di immunità almeno per un paio di mesi, in attesa del via libera della Camera. Ieri, anziché questo emendamento, è passato quello di segno opposto, che si affianca al cosiddetto emendamento Sgarbi, sulla totale immunità (penale e civile) concessa a qualsiasi espressione verbale del parlamentare (norma in contrasto con l’interpretazione della Corte costituzionale).
Angelo Ciancarella