“Una decisione scontata” 

da La Stampa del 27.1.99

MILANO 
T RASLOCO? Ma no i mobili sono ancora tutti qui...E poi, cosa volete che dica, questa nomina non è certo la prima ragione della mia vita...”. Ore 11, palazzo di giustizia. Francesco Saverio Borrelli, nella giornata in cui si deciderà il suo nuovo destino professionale, preferisce mostrare distacco. Vicino a D’Ambrosio, che pure da questa decisione trarrà gli auspici per un nuovo incarico, il capo di Mani Pulite gioca a schernirsi: un po’ per scaramanzia (da buon napoletano), un po’ per rispetto alla decisione che la commissione deve prendere sulla sua nomina a pg. “Ho fatto questa domanda - continua il procuratore - più per onor di firma, per non lasciare che l’ermellino di mio padre continuasse a prendere polvere e ad essere mangiato dalle tarme. Se verrò nominato bene, se invece mi bocceranno...non ne farò certo un dramma”.
Ore dopo, quando alle 19,30 da Roma si viene a sapere che Borrelli ha passato la prima selezione, il procuratore, al telefono con Armando Spataro che gli comunica la notizia, ha un piccolo gesto di commozione. Sorride. Però davanti ai cronisti tiene duro: “Ripeto: non ho niente da dire. Anzi non parlerò nemmeno in famiglia. E poi è una procedura in itinere. Nei fatti non cambia nulla e nella mia stanza non è iniziato nessun trasloco”.
La candidatura unica del procuratore rimane senza commenti anche da parte degli altri pm del pool: D’Ambrosio innesca tutte le segreterie telefoniche possibili;
Colombo fa spallucce (“era scontato”); Davigo si trincera sotto le coperte (“ho l’influenza”); Greco rammenta di avere una gamba rotta (“e comunque era una cosa scontata”); Ielo preferisce “aspettare il plenum”. Silente, come al solito, Boccassini.  Del resto i primi a mostrare da tempo disincanto sul fatto che un ciclo come quello di Mani Pulite sia ormai terminato, sono proprio loro, i magistrati del Pool: e dunque nessuna tragedia per un cambio della guardia ampiamente annunciato e, come aggiunge Greco, “ormai digerito”.
Tra i pochi che si lasciano andare a un pubblico rimpianto, c’è il procuratore aggiunto Ferdinando Pomarici: “Sì era una decisione scontata, purtroppo per noi. E lo dico perchè uno come Borrelli lo rimpiangeremo”. Ma cosa cambierà al quarto piano del palazzaccio? “Bisognerà vedere chi verrà dopo di lui. Se dov’esse essere D’Ambrosio, che è ormai molto esperto dell’ufficio ed è stato in questi anni il più diretto collaboratore di Borrelli, non dovrebbero esserci scossoni”. La principale qualità di Borrelli? “E’ uno dei magistrati più preparati che esistano sotto il profilo giuridico. Ma non è questa la qualità più rilevante: il suo pregio maggiore è il lato umano, il fatto che lui abbia sempre avuto autorevolezza senza autoritarismo”. E Mani Pulite che fine farà? “Non ho voce per parlarne ma non vedo perchè affermare che con l’uscita di Borrelli Mani Pulite sia finita. Innanzitutto c’è ancora D’Ambrosio e in secondo luogo i sostituti del dipartimento per i rearti contro la pubblica amministrazione sono tutti validi e capaci. Certo mancherà quello scudo che Borrelli ha saputo creare convogliando spesso su di sè critiche e strali. Ma da qui a dire che le indagini sono terminate ce ne corre”. Anche Spataro, membro della commissione Csm che ha votato la candidatura di Borrelli, preferisce non parlare di una nuova era: “Certo i cicli si esauriscono ma c’è una continuità ideale che rimane”. Neutro, infine, il presidente della camera penale milanese, Dominioni: “I compiti che ancora possono residuare a Mani Pulite sono molti, indipendentemente da chi nel futuro vi presiederà”.
Paolo Colonnello