E i partiti litigano sulle nuove norme 

da Il Giornale di Sicilia del 27.7.99

ROMA. Due nuovi reati, per colpire più severamente i furti in appartamento e gli scippi; una nuova aggravante, più spazio alle indagini di polizia giudiziaria, interventi processuali per restituire 'certezza' al sistema sanzionatorio e l'utilizzo dell'esercito: sono queste le principali novità del 'pacchetto sicurezza' del governo di cui oggi comincerà l'esame in commissisone Giustizia della Camera, in sede referente, insieme alle proposte abbinate. Violazione di domicilio. L'articolo 614-bis del codice penale, sanziona la 'violazione di domicilio finalizzata all' impossessamento di cose altrui', con la reclusione da due a sei anni e con una multa. Se ricorrono circostanze aggravanti, che non possono essere bilanciate da attenuanti, la pena sale fino a dieci anni di reclusione. È obbligatorio l'arresto in flagranza, con custodia cautelare in carcere al fine del giudizio per direttissima. Furto con strappo. È lo 'scippo', che viene collocato nell'articolo 628 del codice penale dedicato alle rapine, e viene quindi punito con la reclusione da tre a 10 anni e con una multa. Anche in questo caso è obbligatorio l'arresto in flagranza. Finora lo scippo è stato normalmente punito come furto. Nuova aggravante. È quella prevista dall'articolo 61, n.5-bis del codice penale, che consiste nell'aver commesso il fatto in danno di persone che, per particolari condizioni, anche dipendenti dall'età, hanno minori capacità di difesa. Interventi processuali. Per quanto riguarda i limiti all'applicazione della sospensione condizionale della pena (art. 164 cp) si fa riferimento esplicito alla valutazione della personalità dell'autore, ricavabile dalla sua condotta di vita e dalla tipologia del reato commesso. La sospensione dell'esecuzione della pena viene esclusa per i nuovi reati introdotti, nonchè per i delitti di rapina ed estorsione non aggravati. Inoltre l'innalzamento delle pene esclude che per tali reati si possa applicare la legge Simeone sulle misure alternative al carcere. Rapporti tra pm e polizia giudiziaria: sono rafforzati i poteri di indagine della polizia giudiziaria, prevedendo la possibilità che questa svolga autonomamente la propria attività investigativa, per un tempo non superiore a tre mesi, salvo che il pubblico ministero disponga diversamente. Esercito. Utilizzo dell'esercito per collaborare con le forze di polizia nell'arginare la criminalità di strada 'a base violenta'. Il disegno di legge del Governo prevede che, in relazione a 'specifiche ed eccezionali esigenze', il ministro dell'Interno possa disporre - sentiti il ministro della Difesa e il Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica - l'utilizzo di 'contingenti di personale militare delle Forze armate'. Tutto ciò nel caso in cui non siano sufficienti le forze di polizia e, comunque, per non più di sei mesi. 
OBIEZIONI, anche se meno aspre sono state avanzate pure sulla progressiva estensione in tutto il territorio nazionale dell'interconnessione, o collegamento 'virtuale', delle sale operative di polizia, carabinieri e Finanza. La materia del contendere, come si vede, è ampia. Ma è ancora affrontabile rispetto al nodo principale, che riguarda in modo particolare la nostra regione: l'utilizzazione dell'esercito. Tema rilanciato nei giorni scorsi, dopo l'assassinio dell'orefice a Milano, nel modo che tutti sanno: col ministro degli Interni che prima lancia l'idea di impegnare i soldati nel piantonamento dei detenuti agli arresti domiciliari per precisare dopo, in seguito a una generale levata di scudi, che si trattava soltanto di una battuta. MESSA IN QUESTI termini, certo, la polemica è tale da confondere le idee agli italiani, perché dà la sensazione che c'è chi spinge a 'militarizzare' l'Italia e chi invece si erge a presidio delle regole democratiche. Il 'pacchetto' che va in discussione oggi affronta invece il problema in maniera più 'soft'. Prevede infatti che il titolare del Viminale possa utilizzare in determinati casi (soltanto per le mafie, in caso di massima necessità e per non più di sei mesi) dei contingenti dell'Esercito. La differenza rispetto a prima: non ci sarà più bisogno di ricorrere a leggi specifiche, basterà che il ministro degli Interni senta il parere del collega della Difesa e riunisca dopo il Comitato per l'ordine e la sicurezza allargato al capo di Stato maggiore della forza coinvolta. In più, una volta presentato il progetto, il ministro dovrà ottenere il via libera delle commissioni affari costituzionali della Camera e del Senato, che potrebbero anche bocciare l'iniziativa. IL PROGETTO, naturalmente, può essere discusso e migliorato (qualcuno dice che assegna troppi poteri al ministro degli Interni, qualche altro lo definisce addirittura liberticida), ma non vanno cambiate le carte in tavola. Quando finì l'esperienza dei 'Vespri siciliani' buona parte delle forze politiche, regionali e nazionali, furono d'accordo nel sottolinearne gli aspetti positivi: l'uso dei soldati nella sorveglianza degli edifici a rischio aveva consentito a polizia e carabinieri di dedicarsi con maggiore profitto all'attività investigativa. Nessuno, né prima né dopo - a parte la 'battuta' della Jervolino di piantonare gli oltre tremila detenuti domiciliari - ha mai chiesto che l'esercito fosse impegnato in un compito improprio. Basta consultare la collezione del nostro giornale per scoprire come quasi tutti invocassero una nuova edizione dei 'Vespri' (D'Alema, dopo la strage di Vittoria, la promise anzi esplicitamente). Oggi viene alla luce invece una contrapposizione strisciante che, prendendo spunto da una dichiarazione infelice (quella della Jervolino), sembra in realtà puntare al bersaglio grosso: mettere definitivamente una pietra sull'utilizzazione dei soldati di leva. Cosa ha deterninato un così radicale cambiamento di idee nelle stesse persone? Sarebbe utile che leader e partiti uscissero allo scoperto, senza ricorrere alle solite furbizie del politichese, dicendo e non dicendo. È il modo peggiore per affrontare un problema, perché alimenta l'insicurezza degli italiani che pongono la criminalità in cima alle emergenze che rendono difficile la vita quotidiana. Ettore Serio