Il
voto come una bomba sulle riforme
da Il Giornale di Sicilia del 27.5.98
ROMA. A un passo dalla rottura. Forte del successo elettorale conquistato
alle amministrative di domenica, Forza Italia rilancia in Bicamerale le
sue richieste di allargamento dei poteri del presidente della Repubblica,
minacciando, in caso contrario, il ‘no’ al referendum finale. Una riunione
dei gruppi parlamentari ‘azzurri’ iniziata alle 22 e andata avanti fino
a notte inoltrata ha il compito
di tradurre questa posizione nel comportamento che gli ‘azzurri’ dovranno
tenere oggi in aula. ‘Forza Italia fa rilevare il suo peso politico’, aveva
detto nel pomeriggio Giorgio Rebuffa, presentando la richiesta perentoria
degli ‘azzurri’: il capo dello Stato eletto direttamente deve poter sciogliere
incondizionatamente la Camera politica, salvo nei primi 18 o 24 mesi di
nuova legislatura. ‘Dare al presidente della Repubblica poteri più
limitati degli attuali sarebbe assurdo. I cinque punti che avevamo indicato
stanno scadendo. Se D’Alema vuole continuare a votare con maggioranze bislacche,
verrà sonoramente battuto dal
referendum finale’, spiega Rebuffa. E anche An sembra diventare più
rigida del solito: Gianfranco Fini sulle riforme invita ad attendere le
decisioni dei parlamentari di Forza Italia. ‘Ma credo che - sottolinea
il presidente di An - non saranno molto diverse rispetto a quelle assunte
al congresso. E poi, vediamo in aula...’. ‘Porre il problema dei poteri
dello scioglimento è sacrosanto. Le somme le tireremo alla fine,
ma certo è che le riforme non potranno essere fatte senza Forza
Italia, senza il voto del secondo partito presente in Parlamento’, afferma
Gustavo Selva. Ma il testo attuale continua ad essere difeso da Massimo
D’Alema, che lo descrive come l’unico punto di equilibrio possibile.
Mette in guardia infatti il segretario dei Ds dai rischi di un sistema
come quello che vorrebbe Silvio Berlusconi. E ammette che piuttosto di
un capo dello Stato di fatto ‘capo occulto del governo’, sarebbe asupicabile
che fosse ‘il capo formale del governo’. Altrimenti, spiega D’Alema, il
rischio è quello di dar vita
‘ad una forza irresponsabile nei confronti del governo e delle sue
decisioni’. ‘Dobbiamo mettere il governo nelle condizioni di governare
- spiega al ‘comitato dei 19’ - quando ha una maggioranza stabile. Per
questo dobbiamo collegare il potere di scioglimento alle eventuali dimissioni
del Primo ministro’. E in serata D’Alema si rivolge direttamente a Belusconi:
‘Spero che non voglia venir meno agli impegni, far fallire le riforme sarebbe
una catastrofe per il Paese. Sono comunque sereno e fiducioso anche perchè
credo che non accadrà nulla di grave. Raramente, in politica, le
giornate annunciate cruciali sono tali’. D’Alema
respinge quindi ogni modifica per il voto previsto per oggi alla Camera.
Anche quelle dei Popolari, per i quali i poteri del Presidente vanno ridotti.
Il Ppi, con De Mita prima e Leopoldo Elia poi, aveva infatti sostenuto
che era ‘impossibile fuoriuscire dalla forma di governo parlamentare attribuendo
poteri di governo al Capo dello Stato’ e che ‘se così fosse saremmo
noi a trarne le conseguenze’. È ormai muro contro muro. Ciriaco
De Mita anzi fa sapere che se le riforme finissero con un nulla di fatto
‘non sarebbe la fine del mondo’. ‘Spero non siano prove tecniche di rottura’,
commenta amaramente Fabio Mussi, capogruppo dei Ds a Montecitorio, che
sul futuro delle riforme ha sempre più timori. ‘Ora si va in aula
- dice Mussi - e si voterà. Se si rompe sarebbe un danno per tutto
il Paese’. Poi, sprezzante, commenta così la presa di posizione
degli azzurri: ‘Al
gioco dell’oca c’è un numero che quando esce si torna alla casella
di partenza. Ormai da qualche settimana a Forza Italia sembra sempre uscire
quel numero che ci riporta al punto di partenza’. Pessimista anche Cesare
Salvi, capogruppo al Senato, che parla a chiare lettere della possibilità
di una rottura. Secondo lui è già evidente l’impossibilità
di un accordo sulla riforma della legge elettorale del Csm e fors’anche
sui temi della giustizia. Nel centrodestra Pierferdinando Casini s’affretta
ad incontrare Gianfranco Fini e Gianni Letta. Mette in guardia il segretario
del Ccd ‘dal gettare alle ortiche’ il lavoro della Bicamerale e avvisa
il Polo sui rischi di andare in ordine sparso sulle riforme, oltrechè
dei contraccolpi che potrebbe portare l’eventuale tentazione di passare
al cancellierato. ‘Scuotere l’albero delle riforme è pericoloso
anche perchè lo vuole Di Pietro. Mi accorgo però che i margini
sono sempre più sottili, che c’è il rischio vero che tutto
salti’, spiega Casini, in veste di pompiere. Ma Beppe Pisanu garantisce
che Forza Italia ‘decide senza curarsi delle intimidazioni’. ‘Decideremo
senza curarci minimamente delle battute sprezzanti dell’onorevole Mussi
e di quanti altri hanno già dato il via al gioco delle ritorsioni
e delle intimidazioni’. Solo oggi dunque si scoprirà se, come sostiene
Cesare Salvi, ‘non ci sono più elementi per intesa, quando l’aula
voterà l’articolo 70 sui
poteri del presidente. Renato Polidori |