Mattarella: «Gli Ordini da riformare con delega» 

da Il  Sole 24 ore del 27.11.99

(NOSTRO SERVIZIO)
MILANO — «Il testo Mirone è e rimarrà un disegno di legge delega»: così il vicepresidente del Consiglio dei ministri, Sergio Mattarella, risponde a quanti sollevano dubbi sullo strumento legislativo scelto per il progetto di riforma delle libere professioni. Intervenendo ieri a un convegno organizzato dall’Associazione italiana giovani avvocati, in collaborazione con l’Ordine degli avvocati di Milano, Mattarella ha ribadito la posizione del Governo: «Si tratta di una questione che attiene al rapporto tra Esecutivo e Parlamento e mi sorprende che sia diventata argomento di dibattito all’interno degli Ordini professionali. Con gli interlocutori sociali — ha continuato — ci si deve confrontare sul merito della nuova disciplina, non certo sui mezzi che porteranno alla sua adozione».

Il vicepresidente del Consiglio ha precisato che la delega è indispensabile per la complessità della materia, ma ha poi lanciato segnali distensivi all’indirizzo delle rappresentanze di categoria: «Nessuno immagina deleghe con margini d’arbitrio. Il Governo sa bene quanto siano importanti gli Ordini e per questo ne chiede la collaborazione per affrontare la sfida dell’innovazione. A loro spetterà garantire qualità professionale e controllo deontologico».

Sull’indifferibilità di un’apertura al mercato ha insistito anche il rappresentante dell’Autorità garante della concorrenza, Alberto Nahmjas: «Queste trasformazioni sono inevitabili, la scelta più saggia è dunque quella di programmarle. L’Autorità quando avviò l’indagine conoscitiva sulle libere professioni voleva approfondire il problema delle grandi energie di questo settore che restavano imbrigliate dalle tante regole. Rispetto allora — ha chiarito il direttore dell’Autorità — il clima è comunque cambiato, anche se c’è ancora qualcuno convinto che le tariffe sono utili per la difesa della professione, ma insistere su questa strada sarebbe un errore».

E nel futuro degli avvocati potrebbe esserci anche la certificazione di qualità. A tracciare questo scenario è stato Giacomo Elias, presidente dell’Iso (International organisation for standardization), che ha esordito chiarendo come in Italia si confonda il termine "qualità" con "eccellenza". «In realtà, la certificazione di qualità significherebbe garanzia nella metodologia seguita per adempiere alla prestazione, che verrebbe descritta in maniera particolareggiata nel manuale di qualità. Il manuale — ha spiegato Elias — è una sorta di autoanalisi che l’impresa o il professionista fa del proprio modo di operare ed è quindi molto probabile che alla fine ne risulti un procedimento di lavoro più razionale. È per questo che la certificazione di qualità finisce spesso per far migliorare anche il prodotto e lo stesso potrebbe accadere con le prestazioni professionali». Non esisterebbero, secondo Elias, controindicazioni di nessun genere «perché si tratta sempre di una scelta volontaria di darsi delle procedure ben determinate».

Domenico Apicella