Ciampi dalla parte dei giudici
"Meritano pieno rispetto"
da La Repubblica del 27.10.99
di GIORGIO BATTISTINI
ROMA - Il Quirinale a fianco dei magistrati. Senza incertezze, a difesa
della Costituzione. Per mettere le istituzioni al riparo dalla destabilizzazione.
Ora basta, dice Ciampi. Basta litigare, basta con l'assalto ai giudici
cominciato dopo la sentenza del processo su Andreotti e la mafia. Il capo
dello Stato per la prima volta finisce per trovarsi su un versante dello
schieramento, a scapito dell'altro. Neutralità impossibile nello
scontro in atto. Il presidente esce dal riserbo che da mesi gli fa centellinare
parole e giudizi. L'attacco di parte dello schieramento politico alla magistratura
chiede una difesa oltre ogni prudenza. E Ciampi interviene allora in nome
della "stabilità istituzionale", che comporta "rispetto da parte
di tutti di ciascun potere dello Stato". Rispetto che, dice ancora, "va
ribadito in particolare per la magistratura la cui autonomia e indipendenza,
consacrate dalla Costituzione, sono garanzia di giustizia per tutti i cittadini".
Nel salone dei Corazzieri al Quirinale l'annuale consegna di venticinque
nuovi "cavalierati" (e due "gran croci", a Xavier Solana e Rokuro Ishikawa)
diventa occasione per una messa a punto ex cathedra, all'insegna della
massima ufficialità. In platea un parterre di lusso (Fresco, Abete,
Colaninno, Cipolletta e alcuni ministri) che ricorda certe assemblee del
mondo economico. Ciampi sceglie l'elogio della stabilità. Nelle
sue varie forme. Quella istituzionale, insidiata dai bagliori polemici
seguiti alla sentenza su Andreotti. Quella politica, da alcune settimane
in fibrillazione con rumori di crisi e rimpasti. Quella economica, consolidata
eppure già raggiunta da alcuni allarmanti segnali di crisi.
Il più insidioso, il più inatteso è il fattore
istituzionale. Quello che costringe il presidente a uscire per un momento,
per un intervento di garanzia costituzionale, dall'equidistanza assoluta
tra schieramenti che s'è imposto. Difendere la magistratura, in
questo momento, significa anche schierarsi. Una difesa che parte dal Colle
e trova immediata eco in altre stanze. Anche Renato Granata, presidente
della Corte Costituzionale (una delle cinque "punte" del vertice istituzionale)
difende il "terzo potere". "Critica alle sentenze sì, vilipendio
no", dice. Certo che si possono contestare le sentenze, infatti "la critica
è sprone, incentivo al progredire della giurisprudenza". Ma l'eccesso
di polemiche su giudici e sentenze, dice ancora Granata, "è un costume
che sarebbe bene venisse abbandonato". Tuttavia, precisa, "io non ho detto
che in questi giorni ci sia stato vilipendio". Anche l'ex presidentre Oscar
Luigi Scalfaro esce dal riserbo. Protesta perchè il disegno di legge
sui pentiti è rimasto "a dormire, se non erro, per due anni". "Non
riesco ad accettare che questo diventi un tema urgente solo quando capitano
cose di questo genere". La colpa? "La maggioranza non ha fatto il proprio
dovere". Come su conflitto d'interessi e par condicio: "mai possibile che
una maggioranza si svegli solo dopo una caduta elettorale?". E spiega che
la sentenza Andreotti non c'entra con Tangentopoli, quindi la richiesta
di riabilitazione "mi è parsa anzitutto una affermazione senza criterio".
Ciampi interviene anche sul momento politico, indirettamente a difesa di
D'Alema. Stabilità vuol dire continuità di amministrazione.
In periferia e al centro del Paese. "Siamo passati da governi che duravano
un anno a governi che durano più anni, a maggioranze che durano
e devono durare l'intera legislatura". Dunque nessun avallo a tentazioni
di crisi (con evidente sconfessione d' ogni ipotesi di governo tecnico),
meno ancora elezioni anticipate. Qualche problema dalla stabilità
economica. Tutta da consolidare. Il Paese è cresciuto ed è
aumentata la sua credibilità internazionale, dice. "Le condizioni
per crescere ci sono, importiamo manodopera ed esportiamo risparmio, l'inflazione
è "sradicata", il governo ora "si può permettere leggi Finanziarie
di qualità, non più solo di taglio della spesa".
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