Un dramma tra due coincidenze mentre qualcosa muta nel Paese

da Il Corriere della sera del 27.10.99

Non è un caso politico, ma è difficile classificarlo come un fatto incidentale. La verità è che la malattia di Bettino Craxi, con i suoi aspetti drammatici e dolorosi, ha fatto irruzione in una vicenda politica già confusa e le conseguenze sono tutte da capire. Colpiscono le coincidenze. Almeno due. La prima: l'aggravarsi delle condizioni di salute di Craxi coincide con l'assoluzione di Andreotti. A Roma si celebra il funerale del «giustizialismo», si saluta l'epilogo di una certa stagione della vita italiana e finiscono nel tritacarne delle polemiche, in un crescendo inquietante, il presidente della Camera (per come avrebbe gestito a suo tempo la commissione Antimafia) e l'ex procuratore Caselli. Al punto che il capo dello Stato sente il bisogno di riaffermare i principi di autonomia del potere giudiziario. 
La fine del calvario personale di Andreotti viene vista da qualcuno come l'avvio di un Termidoro, il superamento definitivo di una fase in cui la politica è stata condizionata dalla magistratura. «Addio al socialismo giudiziario» era il titolo caustico del Foglio di lunedì. E mentre accadeva tutto questo, Craxi veniva ricoverato d'urgenza in ospedale a Tunisi. Non c'è un nesso logico tra i due eventi, eppure un legame si intuisce. Ed è questo: il clima del Paese non è mai stato così favorevole alle figure-simbolo della prima Repubblica. Anche perché, come dice Andreotti in stile Woody Allen, «forse mi sono distratto, ma non mi sono accorto che sia mai nata la seconda». 
La malattia di Craxi suscita un sentimento collettivo a favore del rientro dell'ex presidente del Consiglio, attraverso una decisione della magistratura che sospenda la pena carceraria. Questo sembra uno sviluppo verosimile, dopo le parole del procuratore di Milano D'Ambrosio. E anche Palazzo Chigi, che pure non è competente in materia, appoggia senz'altro l'ipotesi, come del resto la grande maggioranza delle forze politiche. Ma c'è dell'altro. Qualcuno non si ferma alla sospensione della pena. Marcello Pera, di Forza Italia, chiede «una soluzione politica per il caso del grande statista». Una soluzione che «gli renda giustizia». E il socialista Del Turco, dai microfoni di Radio Radicale, parla di «vergogna» a cui si deve porre rimedio. 
E' chiaro che sull'onda del caso Andreotti si tenta di aprire uno spiraglio con l'obiettivo di riportare Craxi in Italia. Come malato in cura, nella più ovvia delle ipotesi. Ma forse anche come «uomo libero» (secondo i suoi desideri). Attraverso una «soluzione politica» che per la verità nessuno ha finora individuato in concreto. D'altra parte le soluzioni si trovano quando si vogliono trovare. E quando si crea la cornice politica idonea. 
Di certo nel Paese qualcosa sta cambiando. Il ritorno di Craxi come infermo potrebbe essere il primo passo dello sbocco politico. Ed è significativo anche lo sfondo della vicenda. Per la prima volta dopo anni i socialisti, intesi in questo caso come Sdi di Enrico Boselli, sono riusciti a occupare il centro della scena. Con D'Alema assediato a Palazzo Chigi, ingessato alla guida di un governo il cui unico scopo, a questo punto, sembra essere l'approvazione parlamentare della Legge finanziaria. Anche qui non c'è un nesso diretto con il dramma personale di Craxi. Ma è la seconda coincidenza. 
Il tramonto del governo dalemiano avviene nei giorni in cui si affaccia la possibilità di far rientrare in Italia un uomo-chiave nello psicodramma della sinistra italiana, quale è stato Bettino Craxi. E in cui un piccolo partito agguerrito, come quello di Boselli, riesce a tenere sulla corda il premier che aveva tentato di assorbire i resti del socialismo italiano nella sua Quercia. Non a caso Boselli lavora per spingere i ds nelle braccia di Parisi e dell'Asinello. La speranza è di ritrovare un po' di spazio, nel governo e nelle urne elettorali. Ma quale sarà l'effetto del ritorno di Craxi, se davvero tornerà? Non dimentichiamo che il più recente pseudonimo dell'ex presidente era Edmond Dantes. Il vendicativo eroe di Dumas. 
Stefano Folli,