Si riparla di amnistia dopo il
giudice unico
da Il Messaggero del 27.9.99
COMO - Un’amnistia per i reati meno gravi potrebbe essere la dote che
porterà con sé l’avvio definitivo del giudice unico, fissato
al 2 gennaio 2000. Un provvedimento che potrebbe essere indispensabile
per evitare la paralisi delle procure che, dopo l’unificazione con le procure
presso le preture, rischiano di affogare tra milioni di fascicoli. Dal
presidente emerito della Corte costituzionale, Giovanni Conso, ad alcuni
parlamentari tra i più impegnati in questi anni sul fronte delle
riforme della giustizia, il coro è unanime: sì all’amnistia,
ma dopo l’entrata in vigore delle legge. Contrari gli avvocati penalisti.
«Quello dell’amnistia - ha sostenuto Conso, a margine della tavola
rotonda a conclusione di un convegno sul giudice unico - è un discorso
che prima o poi va affrontato. Però: guai a legarlo alla riforma
del giudice unico, perché anche se tutti fossero d’accordo, e non
lo sono, per l’amnistia ci vogliono maggioranze parlamentari tali ed un
iter così lungo che non si farebbe in tempo prima del 2 gennaio».
Secondo l’ex presidente della Commissione Giustizia della Camera, Giuliano
Pisapia, «l’amnistia è il male necesario per evitare il disastro
totale e definitivo della giustizia penale. A patto che sia varata per
i reati meno gravi e che giunga quando sarà applicata per intero
la riforma, evitando che essa sia bloccata da tre milioni di fascicoli
arretrati in tutt’Italia».
Il senatore Pietro Carotti, responsabile giustizia del Ppi, padre di
alcune modifiche al testo di riforma sul giudice unico, ritiene che il
problema sia «prematuro, ma affrontabile se il 2 gennaio entrerà
in funzione il nuovo sistema». Per l’onorevole Marco Boato (Verdi),
«l’ipotesi di amnistia è auspicabile in connessione o subito
dopo l’entrata in vigore della riforma. Siamo di fronte ad un cambiamento
di grande rilievo - aggiunge - che rischia di essere soffocato dalla mole
imponente di procedimenti pendenti che stanno portando al collasso la giustizia
penale».
Ma l’ipotesi dell’amnistia si scontra con l’avvocatura. Il presidente
dell’Unione delle camere penali, Giuseppe Frigo, è deciso: «E’
un atto del potere politico al quale siamo contrari. Non serve a ridurre
l’arretrato ed è uno strumento drammatico».
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