Nuove carceri vuote: manca il personale
da Il Sole 24 ore del 27.9.99
Carceri vuote. E non certo perché manchino i detenuti. Anzi,
la popolazione penitenziaria nell’ultimo anno ha toccato e superato quota
51mila presenze, 1.500 carcerati in più rispetto alla fine ’98,
20mila in più di dieci anni fa. La prigione fantasma è invece
conseguenza dell’impossibilità di trovare uomini che stiano dall’altra
parte delle sbarre.
Le guardie carcerarie sono in numero inadeguato a garantire i quattro
turni di guardia: in tutto sono 40mila, 5mila dei quali sono però
impegnati nelle traduzioni dei detenuti, competenze ereditate da polizia
e carabinieri. E tali sono destinati a rimanere per via del blocco alle
assunzioni previsto nelle varie Finanziarie.
E così alcune carceri già ultimate e pronte per essere
consegnate all’amministrazione penitenziaria rischiano di non aprire le
porte. Il caso più eclatante è quello di Bollate: 800 posti
in via di ultimazione (sarà pronto nel prossimo aprile), che dovranno
allentare la pressione, divenuta esplosiva, su San Vittore, a Milano. Ma
reclutare le 600 guardie carcerarie necessarie è, al momento, quasi
impossibile. A meno di interventi normativi che sblocchino la situazione
(si veda anche l’intervista a Paolo Mancuso).
Stessi problemi, seppure meno pressanti, a Castrovillari e Rossano
(Cosenza), Castelvetrano (Trapani) e Piazza Armerina (Enna): tutti istituti
prossimi alla consegna al Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria,
ma dove una parte dei poliziotti è ancora da reclutare.
Tutto questo mentre nelle carceri si preannuncia un’ondata di nuovi
arrivi, frutto dei dinieghi che i tribunali di sorveglianza pronunceranno
— questa è la stima — di fronte ad almeno il 20% delle richieste
di misure alternative alla detenzione. La legge Simeone-Saraceni prevede
che le condanne per determinati reati punibili fino a tre anni (quattro
nei casi di droga) possano essere espiate fuori dal carcere. Il ritardo
dei tribunali di sorveglianza nell’esaminare le carte ha, però,
creato un collo di bottiglia, i cui effetti si riverbereranno sulle carceri
con 10mila nuovi ingressi.
A questi potrebbero poi aggiungersi quelli indotti da un ventilato
inasprimento dei criteri per la concessione dei benefici della legge Simeone.
Ai magistrati di sorveglianza sarebbe, in tal caso, chiesto più
rigore nell’applicazione delle misure alternative alla reclusione, fatto
che determinerebbe un aumento delle carcerazioni. Così come farebbe
crescere il numero dei detenuti anche l’introduzione di un filtro per i
ricorsi in Cassazione, rendendo di fatto la pena già esecutiva dopo
il secondo grado.
Se questi effetti dovessero sommarsi, la situazione nelle carceri diventerebbe
ingovernabile. Già ora il sovraffollamento è fatto ordinario:
i 258 penitenziari (tra istituti e case mandamentali) possono tollerare
47.700 presenze, mentre in realtà devono sopportarne quasi 4mila
in più.
Carenza di strutture e di personale: è un cortocircuito che
rischia di mandare in tilt il sistema. E il problema, fa notare Paola Saraceni
della Cisl, non è solo quello dei vuoti nella polizia penitenziaria.
C’è da aggiungere anche l’assenza di personale specializzato. Gli
psicologi? Praticamente inesistenti. Gli assistenti sociali? In servizio
sono 800, ma dovrebbero essere 1.400.
In queste condizioni, garantire l’applicazione della legge Simeone
o della legge Gozzini diventa arduo. Il legislatore aveva valutato l’inadeguatezza
delle vecchie piante organiche ad assicurare i nuovi benefici e, di conseguenza,
aveva aumentato il personale amministrativo, tra cui anche psicologi e
assistenti sociali. Ma le selezioni sono ancora in corso.
Antonello Cherchi
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