Mambro: «Scalfaro la conceda a tutti, politici e comuni.È l’unica via» 

da Il Corriere della sera del 28.12.98

ROMA - «Spero che il 2000 sia all’insegna della liberazione degli “schiavi”. Provvedimenti come quello di cui ha usufruito Panizzari debbono essere concessi a tutti, senza alcuna distinzione tra detenuti “politici” e comuni». 
Francesca Mambro accetta di parlare soltanto dopo molte insistenze («Non amo la pubblicità, non vorrei essere fraintesa») della grazia firmata dal capo dello Stato. Entrata a far parte dei Nar all’inizio dell’80 e arrestata nel giugno dell’82 a Roma dopo un conflitto a fuoco nel corso del quale rimase gravemente ferita, la Mambro (che in carcere ha sposato l’altro esponente dei Nuclei armati rivoluzionari Valerio Fioravanti) è stata condannata a otto ergastoli per la strage alla stazione di Bologna e per alcuni omicidi, tra cui quello del giudice Mario Amato. 
Adesso gode di un permesso per lavorare all’esterno del carcere, dove la sera rientra a dormire. È impegnata nell’associazione «Nessuno tocchi Caino» che si batte contro le condanne capitali ed il 25 dicembre, insieme ad altre decine di migliaia di persone, era in prima fila alla marcia di Natale per «fermare la pena di morte nel mondo». 
Cominciamo dalla manifestazione. La sua partecipazione è balzata agli occhi di tutti. 
«È stata una mia precisa scelta, perché credo profondamente in quello che faccio. Ho lavorato moltissimo perché la marcia riuscisse e non potevo mancare». 
E mentre lei metteva a punto gli ultimi dettagli per la marcia, il presidente Scalfaro firmava la grazia parziale per Panizzari. 
«La liberazione di qualcuno, chiunque esso sia, è sempre una cosa bella. E solo chi ha fatto come me tanti anni di carcere speciale sa cosa significa uscire dal tunnel... Spero cha la grazia arrivi anche per altri detenuti». 
La grazia? Oppure, l’amnistia o l’indulto? 
«Non credo che si possa sperare in provvedimenti del Parlamento. Non ci sono i due terzi dei voti necessari per farli approvare». 
Torniamo ai detenuti che secondo lei dovrebbero ottenere la grazia. A chi si riferisce? 
«A tutti, nessuno escluso. “Politici” o “comuni”, è la stessa cosa: chi sta in carcere, magari per scontare una pena più breve o per reati meno gravi, non riesce a darsi una spiegazione di fronte a queste liberazioni. Conosco tante persone che si trovano in condizioni disumane, che sono state condannate per fatti in cui non c’è stato un morto, e che si fanno tutto il carcere...». 
E allora? 
«Allora dico no ai due pesi e alle due misure. Sarebbe giusto che, soprattutto a Natale, ci fossero provvedimenti equi. La cultura dell’emergenza andrebbe chiusa, non c’è motivo per tenerla aperta. Chi non ha capito finora, non capirà mai. E poi, i detenuti “politici” sono veramente pochissimi». 
Cosa vuol dire? 
«Voglio dire che ci sono invece malati gravi per l’Aids, che hanno pochi mesi di vita e che praticamente stanno scontando una condanna a morte. E che ci sono gli anziani, anch’essi senza futuro. La legge Gozzini non ha concesso gli stessi benefici a tutti. C’è gente, ripeto, che sta in carcere per reati minori e che sconta interamente la condanna a dieci o venti anni di detenzione. Tanti anni di carcere non danno nulla a nessuno, nemmeno a chi soffre per la perdita dei parenti. Ed il dolore è sempre immorale». 
Lei e suo marito, però, adesso siete a casa... 
«C’è chi è più fortunato e chi lo è di meno. Chi è stato “sponsorizzato” da una parte o dall’altra, chi ha amicizie politiche importanti e chi no. Se, per esempio, io e Valerio non fossimo stati soccorsi ed operati da bravi chirurghi, non saremmo qui...». 
Sta di fatto che i familiari delle vittime del terrorismo sono indignati per il provvedimento del Quirinale. 
«Come si può non dargli ragione, bisogna avere il massimo rispetto per il loro dolore». 
Flavio Haver