Pisapia:
«La ricerca di scorciatoie causa migliaia di errori giudiziari»
da Il Corriere della sera del 28.2.99
MILANO - «L'errore giudiziario è troppo spesso la conseguenza
diretta della pressione dei mezzi d'informazione e dell'onda emotiva che
scuote l'opinione pubblica di fronte ad accuse che creano grave allarme
sociale. Dalle false accuse all'anarchico Valpreda fino all'inchiesta sui
sassi di Tortona, il problema è sempre lo stesso: un clima esterno
che spinge gli inquirenti a cercare scorciatoie, a chiudere in fretta le
indagini con dei nomi di presunti colpevoli».
Giuliano Pisapia, prima che parlamentare, è avvocato e commenta
da tecnico il crollo dell'inchiesta sull'omicidio dell'undicenne Mauro
Iavarone.
L'onorevole «garantista di sinistra» si è appena
confrontato con il pm Gerardo D'Ambrosio proprio sulla sicurezza e sull'efficienza
di leggi, indagini e processi. «Sul caso specifico di Cassino non
mi pronuncio - premette Pisapia -. Ma una riflessione generale è
opportuna».
Poco fa D'Ambrosio ha risposto che gli errori giudiziari restano «un'eccezione».
E che il vero problema è la crisi della certezza della pena per
i colpevoli.
«In Italia abbiamo 50 mila pratiche di risarcimento per ingiusta
detenzione. E solo la Cassazione annulla il 18% delle condanne. Senza dubbio
esistono Procure più preparate ed efficienti. Ma gli errori non
sono trascurabili».
A farli aumentare, ribatte D'Ambrosio, è lo sfascio tollerato
da voi politici: leggi che sembrano «grida manzoniane»; una
«riforma fallita» del processo; e un coordinamento tra forze
di polizia «che resta sulla carta dal 1981».
«Io penso il contrario: rafforzare le garanzie di difesa significa
anche migliorare le inchieste. Sarà una banalità, ma condannare
un innocente equivale a lasciare libero un colpevole. Anzi, proprio l'urgenza
della repressione indebolisce l'accusa. Ha presente il processo Marta Russo?
Gli interrogatori della testimone Alletto sono uno dei rari casi in cui
è documentata l'ansia di trovare un colpevole. Bene, io dico che
il problema è generale. L'errore nasce dal non badare ai mezzi.
Anche il pm Cuva, fino a un certo punto, era in buona fede».
Come se ne esce?
«Con un maggior distacco del pm rispetto alle forze di polizia.
E con una maggior indipendenza dei gip rispetto al pm. Insomma, più
garanzie di equilibrio».
Violante e il sottosegretario Masi dicono il contrario: la polizia
non sa più indagare perché «schiacciata» dai
pm.
«Una polizia autonoma porterebbe alle stelle il rischio di ingiustizie.
Non vorrei che, nei piccoli commissariati, qualcuno fosse tentato di migliorare
le statistiche facendo confessare gli innocenti».
Paolo Biondani,
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