Tribunale e carcere: doppio binario per la giustizia

da Il Mattino del 28.1.99

ROSARIA CAPACCHIONE 
Tra speranza e delusione, tra segnali positivi e presagi di ridimensionamenti: ondivaga l’attenzione del ministero di Grazia e Giustizia per la provincia di Caserta e per le sue ragioni. Se da un lato promette aggiustamenti e «promuove» il Tribunale sammaritano a struttura pilota per la sperimentazione del giudice unico e l’informatizzazione integrale dei servizi giudiziari, dall’altro chiude il carcere di Arienzo, ufficialmente per soli tre mesi e mezzo ma forse per sempre. Come se non bastassero le cifre drammatiche dei carichi arretrati e le ormai strutturali carenze di uomini e mezzi, sul Palazzo di Santa Maria Capua Vetere lo smantellamento della casa circondariale femminile è caduto come una tegola dolorosa e imprevista. Decisione che potrà rientrare solo con l’impegno congiunto di magistrati, sindacati e parlamentari. Da Roma, infatti, nonostante le proteste, l’assemblea permanente del personale e le prese di posizione del presidente del tribunale Alemi e dell’Anm, continuano ad arrivare segnali negativi. Ieri il Provveditore campano per l’amministrazione penitenziaria ha comunicato al personale di Arienzo che la richiesta fatta l’altro giorno di lasciare aperto il carcere solo per le detenute giudicabili e con personale ridotto è stata bocciata. La giustificazione? L’eccessivo carico di lavoro che finirebbe per ricadere sul personale in servizio «con rischi per la salute psicofisica di coloro che hanno manifestato la propria disponibilità per un ulteriore sacrificio, proponendosi per l’effettuazione di turni di servizio oltre l’ordinario». «Una situazione - ha rilevato Brunetti - che potrebbe incidere seriamente anche sulla sicurezza della struttura e sul trattamento penitenziario delle detenute». 
Una risposta che è suonata come una beffa, alla quale è seguita una brusca sterzata nel programma di smantellamento del carcere inaugurato neppure quattro anni fa. Da domani il personale di polizia penitenziaria dovrà raggiungere le nuove sedi di destinazione (18 unità a Santa Maria Capua Vetere, 5 all’Opg di Aversa, 2 a Pozzuoli, 10 resteranno invece ad Arienzo). L’accordo ricusato dal personale ma che era stato siglato sabato dai sindacati e dal Provveditore Brunetti prevedeva, invece, per il 29 gennaio il termine per la presentazione alla segreteria della casa circondariale di Arienzo delle prefernze del personale circa la nuova destinazione. Una accelerata che non lascia presagire nulla di buono. E continuano, con insistenza, le voci sul cambio di destinazione del carcere, che il 15 maggio potrebbe quindi riaprire sotto altra veste. Voci non confermate né smentite, secondo le quali la chiusura del carcere di Arienzo rientrebbe però in un programma più generale del ministero di Grazie e Giustizia di progressiva eliminazione delle piccole strutture, le sole gestire secondo lo spirito della legge ma considerate troppo costose. Una scelta contestata dall’Anm sammaritana, che proprio sull’esperienza positiva di Arienzo ha fondato il suo dissenso alla decisione del Dap. 
Resta la politica del doppio binario. La soppressione dell’unico carcere femminile della provincia, infatti, contrasta con le promesse di revisione degli organici del Tribunale e cointraddice l’orientamento in tema di sperimentazione dato dal Csm. È Alemi ad anticipare la notizia della trasformazione del tribunale sammaritano in struttura pilota. «È un segnale positivo - dice - voglio raccoglierlo e sperare».