Sul
super 513 si rompe l’intesa maggioranza-Polo
da Il Sole 24 ore del 28.1.99
ROMA — Salta l’accordo maggioranza-opposizione e sul super-513 si
ricomincia. Ieri il gruppo diessino del Senato ha presentato proposte
di
modifica al disegno di legge diretto a introdurre nella Costituzione
i
principi del «giusto processo» tra cui il diritto per l’imputato
di poter
sempre interrogare, in giudizio, chi lo accusa. Il testo, già
votato in
commissione Affari costituzionali, avrebbe dovuto approdare in Aula
tra
ieri e oggi. Ma l’emendamento uscito dall’assemblea dei senatori, che
sembra aver ricomposto le due anime dei Ds, ha provocato la rottura
con
l’opposizione. Che ora grida al “ribaltone” anche sul giusto processo,
dopo la «delusione» proprio sulle norme antiribaltone nelle
Regioni, in
discussione al Senato.
«È una marcia indietro» ha denunciato Marcello Pera
(Forza Italia),
relatore del Ddl in commissione. «È in fase avanzata un
ennesimo
tentativo di “killeraggio”, stavolta contro il giusto processo. Anche
su
questa materia alla sinistra i conti non tornano», ha commentato
Antonio
Lisi di Alleanza nazionale.
Mentre dunque la mini-sessione sulla giustizia — con all’ordine del
giorno, oltre al «513», i provvedimenti per il giudice
unico — rischia di
slittare sine die, al Senato si è aperta l’ennesima bagarre
maggioranza-opposizione in cui il Polo dà un’unica valutazione
negativa
che lega «513», legge contro i cambi di maggioranza e norme
elettorali
anti-referendum. Per Silvio Berlusconi ci sarebbe un collegamento tra
l’offerta di varare una legge elettorale prima del referendum e
l’approvazione della riforma dell’articolo 513 e dell’antiribaltone
nelle
Regioni.
«Ragionamenti capziosi», ha replicato il senatore diessino
Guido Calvi.
«Questo è un momento in cui il Paese ha bisogno di riforme
— ha
aggiunto — e dopo il fallimento della Bicamerale la strada scelta è
quella
della ordinaria revisione costituzionale. Stiamo cercando di farlo
sul
giusto processo, che è nell’interesse di tutti approvare. Non
è il caso di
vedere strumentalizzazioni». Le novità, ha precisato,
rispondono alle
perplessità avanzate da molti senatori Ds. «Ma c’è
ancora margine di
discussione».
A questo margine sono legate le possibilità di mandare avanti,
con il
giusto processo, i provvedimenti su depenalizzazione dei reati minori,
competenze penali del giudice di pace e anticorruzione. Lo stesso Pera,
bocciando l’emendamento diessino, ha lasciato intendere che se ne può
parlare: «Mi riservo un esame sereno, più approfondito
e mi auguro che
l’emendamento dei Ds non sia del tipo “prendere o lasciare”».
Rispetto al testo uscito dalla commissione i diessini propongono ora
di
trasferire le regole sul giusto processo dalla prima parte della
Costituzione (articolo 25), quella sui principi fondamentali, alla
seconda
(con un articolo 110 bis). Con la seguente formulazione: «La
giurisdizione
si attua mediante giusti processi regolati dalle leggi». Inoltre,
«ogni
processo si svolge nel contraddittorio tra le parti, in condizioni
di parità,
davanti a un giudice imparziale. La legge ne assicura la ragionevole
durata». Fin qui tutto più o meno uguale a prima. Ma già
l’espulsione dai
principi fondamentali non piace a Pera: «I principi del giusto
processo —
ha detto — sono diritti fondamentali dei cittadini».
È tuttavia il resto dell’emendamento a provocare la maggiore
contarietà in
Forza Italia. «Il processo penale — recita — è regolato
dal principio della
formazione della prova in contraddittorio. La colpevolezza non può
essere
provata sulla base di dichiarazioni rese da chi si è sempre
volontariamente sottratto all’interrogatorio da parte dell’imputato
o del suo
difensore. La legge prevede e regola i casi in cui il contraddittorio
nella
formazione della prova non ha luogo col consenso dell’imputato o risulta
impossibile per irreperibilità della persona da interrogare
od altra causa
non dipendente dalla volontà di questa ovvero risulta che la
persona da
interrogare è stata illecitamente indotta a sottrarsi al contraddittorio».
Su
queste eccezioni (in pratica i testi minacciati o corrotti), lasciate
alla
legge ordinaria, si abbattono le critiche di Pera. «Il diritto
al contraddittorio
? ha osservato — viene indebolito con legge ordinaria».
Infine, l’emendamento prevede, come il testo della commissione, che
la
legge assicuri vari diritti all’imputato (informazione, termini adeguati
eccetera) tra cui quello di interrogare o fare interrogare le persone
che lo
accusano. Ma non si dice più, come prima, «far interrogare
dal proprio
difensore». I diessini hanno infine cambiato la norma transitoria,
che più
preoccupava la magistratura per i riflessi sui processi in corso (si
stabiliva
l’inutilizzabilità delle dichiarazioni non confermate in aula).
L’emendamento, invece, rimanda alla legge il regime transitorio.
Roberta Miraglia
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