I
commercialisti «archiviano» le tariffe minime obbligatorie
da Il Sole 24 ore del 28.1.99
ROMA — La deroga ai minimi tariffari da parte dei dottori commercialisti
non è più sanzionabile. E alla categoria non è
più vietato il ricorso alla
pubblicità. Ieri il Consiglio nazionale ha definitivamente approvato
il nuovo
articolato del codice deontologico su tariffe e informazione, ratificando
la
proposta della commissione etica che si è riunita martedì.
L’obbligatorietà dei minimi non è stata esplicitamente
cancellata, in
quanto prevista dal Dpr 654/94 che disciplina gli onorari dei dottori
commercialisti. Il superamento dei minimi avviene però indirettamente,
in
quanto il dottore commercialista non è più tenuto a rispettare
«in maniera
rigorosa» le tariffe. Queste, tuttavia, continuano a restare
strumenti a
«garanzia della qualità della prestazione che deve comunque
essere
mantenuta anche in caso di deroga ai minimi tariffari».
«Anche se si pattuiscono compensi inferiori ai minimi — spiega
Francesco Serao, presidente dei dottori commercialisti — le prestazioni
devono mantenersi su un livello qualitativo adeguato. In questo senso
l’Ordine continua a tutelare la clientela». Le decisioni del
Consiglio
nazionale, già dibattute durante la precedente riunione (si
veda «Il Sole-24
Ore» del 14 gennaio), sono immediatamente esecutive. «Siamo
intervenuti — afferma Serao — sulle norme deontologiche recependo le
indicazioni della riforma delle professioni, dell’Antitrust e del codice
etico
dell’Ifac, la Federazione internazionale dei professionisti contabili».
La “svolta” su pubblicità e tariffe è avvenuta al termine
di un anno e
mezzo di serrate discussioni sui cardini del sistema professionale,
sottoposto alle critiche dell’Antitrust. Non solo. Sulle tariffe vincolanti
dottori commercialisti e ragionieri sono stati condannati dall’Autorità
per
aver realizzato, anche con un accordo intercategoriale su misura e
struttura degli onorari, intese restrittive della concorrenza. Ora
il Consiglio
nazionale, con le due decisioni, “apre” a chi chiede l’estensione delle
regole del mercato alle professioni intellettuali.
La pubblicità sarà possibile tramite «stampa, reti
telematiche e mezzi
simili» per informare sulla struttura dello studio, sulla sua
composizione,
sull’attività svolta e sulle specializzazioni. Sono raccomandati
«buon
gusto e rispetto della dignità e del decoro professionale».
Rimangono
vietati i messaggi equivoci e le forme comparative.
Maria Carla De Cesari
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