L’Europa boccia il 513: servono più garanzie

da Il Messaggero del 28.1.99

di STEFANO MUCCIOLI
ROMA - Scricchiola l’accordo tra maggioranza e opposizione sulle norme del ”giusto processo” da inserire in Costituzione. L’accordo già siglato in commissione Affari costituzionali tra il presidente Massimo Villone (Ds), il vice presidente Antonio Lisi (An) e Marcello Pera (responsabile giustizia di FI) rischia di saltare dopo una levata di scudi dei senatori della Quercia più vicini alla magistratura. I diessini, al termine di un’infuocata riunione notturna del gruppo, hanno infatti deciso di presentare due emendamenti al testo sul nuovo 513. Ma il Polo insorge e Marcello Pera trova nella Ue un’autorevole alleata: «Anche la Commissione europea dei diritti dell’uomo ha censurato il vecchio 513, giudicando insufficienti le garanzie previste per la difesa».
Ma cosa cambia, in concreto, con le modifiche chieste dalla Quercia? Il principio cardine della riforma resta lo stesso: in Costituzione verrà scritto che nessun imputato potrà essere condannato senza un contraddittorio con chi lo accusa. Ma saranno previste delle deroghe che scatteranno quando la persona da interrogare è irreperibile e quando rifiuta il confronto a causa delle minacce subite. Un secondo emendamento prevede poi che sia la legge ordinaria a regolare l’entrata in vigore della riforma, per evitare di far saltare i processi in corso.
Nella Quercia il compromesso è stato raggiunto a larghissima maggioranza (due contrari e tre astenuti) ma al termine di un dibattito molto acceso. A guidare la protesta contro il 513 in Costituzione è Raffaele Bertoni, ex presidente dell’Associaziona nazionale magistrati: «Questa riforma avrebbe un solo effetto: bloccare tutti i processi in corso, per fare un favore a Berlusconi. Inserire in Costituzione l’obbligo di ripetere le accuse in aula, sia pure con delle eccezioni, è una follia, oltre che uno stupro alla Costituzione».
Il senatore diessino Guido Calvi nega però che all’interno della Quercia si sia prodotta una spaccatura. «L’altra sera ho assistito a un dibattito molto serio, in cui si confrontavano posizioni diverse ma egualmente legittime. A quel punto avevamo tre possibilità: andare avanti a testa bassa con il vecchio testo, bloccare tutto, trovare una sintesi per arrivare a un accordo. Abbiamo scelto l’ultima soluzione, votando a larga maggioranza i due emendamenti».
Il Polo, però, non ha gradito. E le bordate più pesanti arrivano da An. Il vice-presidente della Commissione, Antonio Lisi, non ha dubbi: «E’ la solita storia. Al Senato vincono sempre i ”falchi” della Quercia. Ormai è in atto un ”killeraggio” continuo: è stato affondato il ribaltone e ora toccherà la stessa sorte anche al giusto processo». Secondo Lisi gli emendamenti introdotti dai diessini vanificheranno ogni tentativo di riconoscere più diritti alla difesa: «Chi vuole sottrarsi al contraddittorio potrà semplicemente sostenere che è stato minacciato. O, meglio ancora, rendersi irreperibile. I poteri resteranno tutti nelle mani dei pubblici ministeri».
Parla di ”ribaltone” anche l’azzurro Marcello Pera, che pure si riserva di valutare meglio gli emendamenti della Quercia. «Mi auguro - dichiara il professore di Forza Italia - che non siano del tipo ”prendere o lasciare”». Restano, in ogni caso, «forti perplessità e dubbi per un testo che era stato ampiamente discusso e approvato all’unanimità e che ora viene modificato unilateralmente in vari punti».
Marcello Pera dà poi notizia della censura dell’Ue per le insufficienti garanzie del vecchio 513 che potrebbe portare a una sconfessione definitiva della norma. La Commissione europea per i diritti dell’uomo ha infatti accolto il ricorso contro l’Italia di un cittadino, Paolo Dorigo, condannato a 13 anni e sei mesi di reclusione per un attentato terroristico alla base militare di Aviano in base a una testimonianza di un pentito non sottoposta ad un contraddittorio con la difesa.