Ayala: «Quel magistrato doveva tacere» 

da Il Messaggero del 28.6.99

di MASSIMO MARTINELLI
ROMA -Onorevole Ayala, lei ha definito il caso Cusumano una ”brutta pagina”. Da sottosegretario alla Giustizia, come spiega a un cittadino comune perché capita di restare in carcere due mesi se non ci si deve andare? 
«Al cittadino comune potrei dire che il nostro sistema giudiziario prevede un meccanismo di impugnazioni molto articolato, esteso anche ai provvedimenti di arresto. Potrei dire che quello che è successo a Cusumano è del tutto fisiologico. Però penso un’altra cosa e la dico: ho la stessa sensazione che a suo tempo fu evocata dal presidente Scalfaro: che risuoni un tintinnio di manette. A prescindere dal caso Cusumano, sul quale non entro, questo è il timore che io avverto. Se potessi trasmettere un invito ai miei colleghi magistrati, perché anch’io sono un magistrato in aspettativa, direi loro di soppesare con senso di responsabilità, non l’esercizio dell’azione penale, ma il ricorso alla custodia cautelare. Credo che questo ricorso all'arresto debba essere oggetto di un ripensamento generale nel mondo della magistratura».
Intanto dal mondo della magistratura, anzi dal pm che ha fatto arrestare Cusumano, è arrivata una critica al capo dello Stato, che ieri ha telefonato al suo ex sottosegretario per sapere come stava...
«Penso che quando si parla così del Presidente della Repubblica si commette il tragico errore di perdere un’occasione per tacere. Questo vale per il pm Marino e non solo per lui».
Il pm Marino se l’è presa pure con lei, onorevole, per quella battuta sulla ”brutta pagina” della giustizia. Dice che se non ha letto gli atti, non può fare commenti... 
«Per dire quello che ho detto, non è necessario aver letto gli atti. C’è un cittadino che è stato in carcere due mesi e una Corte di Cassazione, quindi non uno che passava lì per caso, ha detto che quel cittadino in carcere non ci doveva andare. Se questa è una bella pagina per la giustizia italiana, io non ho capito nulla. Secondo me è una pagina che non giova all’immagine della magistratura italiana. Poi, che non bisogna entrare nel merito del processo, non devo aspettare che me lo ricordi Marino. Non fosse altro che per un fatto anagrafico. La realtà è che questo ragazzo prima se la prende con Ciampi, poi con me. Si ricordi che anche lui ricopre una carica istituzionale, fa il magistrato. Quindi lavori bene come fa, e parli meno».
Quindi quel riferimento alla ”brutta pagina” non era diretto a Marino?
«Ho fatto quel riferimento perché la giustizia italiana ha scritto pagine importanti nella storia di questo paese, e non soltanto negli ultimi anni. Allora bisogna evitare di scriverne altre, di pagine, di significato diverso».
Tutto questo accade mentre il pianeta Giustizia sembra che stia per esplodere. Che ne pensa dei 24 giorni di sciopero indetti dagli avvocati penalisti per il continuo rinvio della riforme sul giusto processo?
«Siamo tutti impegnatissimi sulle riforme della giustizia. E siamo convinti che senza riallacciare le fila di un dialogo non si fanno riforme. Un dialogo con tutti, anche con l’avvocatura e la magistratura. Però quando si annuncia un’astenzione di 24 giorni, questa rischia di essere una risposta con il più grande difetto che può avere una risposta: quello di essere eccessiva».