Caso Cusumano, il pm attacca Ciampi

da Il Messaggero del 28.6.99

di MARIO COFFARO
ROMA - La telefonata del presidente della Repubblica Ciampi all’ex sottosegretario al Tesoro Stefano Cusumano dopo la sua scarcerazione ordinata dalla Cassazione scatena l’ira del pm di Catania Nicolò Marino, lo stesso che aveva chiesto l’arresto di Cusumano per concorso esterno all’associazione mafiosa e turbativa d’asta per la costruzione dell’ospedale ’Garibaldi’. «Sono sorpreso - attacca e aggiunge - se è vero quello che scrivono i giornalisti riportando quanto ha detto loro Cusumano sono soltanto due le possibilità: o il presidente è assolutamente certo di quello che hanno detto gli avvocati e quindi è a conoscenza della motivazione della Cassazione o la telefonata rischia di trasformarsi in una sorta di involontario condizionamento nei confronti di chi quella motivazione deve ancora scriverla».
Il sostituto procuratore Marino, che è uno dei magistrati di punta della direzione distrettuale antimafia etnea, sottolinea come l'inchiesta «non sia ancora chiusa» perchè «non è stato ancora espresso alcun grado di giudizio, anzi il tribunale del riesame ci ha dato ragione». Ma l’annullamento senza rinvio della Corte di cassazione? «Mi stupirebbe molto scoprire che mancano gli indizi. Perché sarebbe un controllo sul merito, mentre la Cassazione verifica solo sulla legittimità. Potrebbe essere un difetto di forma, di motivazione». La delusione del pm Marino è evidente, dice: «Cusumano è libero, ma noi non siamo sconfitti. Vogliono farci sembrare perdenti. Parlano i politici, parlano i tecnici. È un gioco al massacro contro la bontà del nostro operato. Prima ancora che si conoscano gli atti». Il pm non riesce ad accettare quel che Cusumano ha reso noto ai giornalisti e cioè di avere ricevuto per telefono «solidarietà e stima» da Ciampi.
Ma che cosa ha veramente detto il presidente della Repubblica a Cusumano? Dal Quirinale trapela un malcelato sconcerto per questa polemica e tuttavia ieri pomeriggio è arrivata una secca precisazione. «Il presidente Ciampi - afferma l’ufficio stampa - ha telefonato al dottor Cusumano, già sottosegretario al ministero del Tesoro, alla notizia della cessazione della carcerazione, durante la quale egli si era ammalato, per avere notizie delle sue condizioni fisiche e per rivolgergli un saluto al rientro in seno alla famiglia».
Stavolta Cusumano non dice neanche una parola. Attraverso uno dei figli fa sapere che la telefonata del presidente Ciampi si è svolta esattamente come afferma il Quirinale. La sua prima domenica da libero cittadino dopo due mesi di carcere, Cusumano, l’ha trascorsa in famiglia, in assoluto riposo. «Senza telefono, soltanto i giornali».
Ma l’ordinanza di custodia cautelare di Cusumano è stata annullata dalla Cassazione per un vizio di forma, come dice il pm Marino, oppure per mancanza di indizi, come hanno sostenuto i suoi avvocati difensori Titta Madia ed Ettore Randazzo ? «La risposta - spiega l’avvocato Madia - la può dare solo la Corte di cassazione che nel dispositivo non specifica i motivi. Io ho avanzato l’ipotesi che la scarcerazione sia stata concessa per mancanza di indizi sulla base di due fatti. Primo: il nostro ricorso è principalmente fondato sulla contestazione della tesi accusatoria del pubblico ministero e cioè sull’affermazione della mancanza di indizi certi, convergenti di colpevolezza del Cusumano, di conseguenza non c’è pericolo di fuga, non c’è pericolo di reiterazione del reato non c’è pericolo di inquinamento delle prove. Inoltre l’annullamento senza rinvio, secondo logica ed esperienza, avviene per solito quando viene riconosciuta la mancanza di indizi. Tuttavia la Corte di cassazione, come afferma il pm Marino, potrebbe anche avere deciso la scarcerazione per motivi diversi. Non resta che aspettare, forse un paio di settimane, forse più». Ma la scarcerazione non toglie che Cusumano resti sotto processo e dunque non sia stato scagionato dalle accuse? «È vero - ammette l’avvocato Madia - ma non dimentichiamo che Cusumano è stato arrestato e tenuto in carcere ingiustamente per due mesi. Ed era anche membro del governo. Non è poco».
Il capogruppo dell'Udeur al Senato, Roberto Napoli, ha espresso «profondo apprezzamento» per la telefonata di Ciampi a Cusumano, «gesto che conferma lo spessore umano e politico del presidente». Cusumano, aggiunge Napoli, «ha pagato un prezzo altissimo personale, ma soprattutto l'ha pagato il nostro partito in immagine e in consenso elettorale. Ed anche di questo purtroppo non ne pagherà le conseguenze nessuno. Questa vicenda deve invece spingere tutte le forze politiche ad affontare in modo deciso, nell'interesse di tutti i cittadini, il problema della gisutizia, a partire dal giusto processo».