Il
«giusto processo» approvato alla Camera
da Il Corriere della sera del 28.6.99
ROMA - «Nel caso di arresti domiciliari bisogna garantire che
il soggetto non si muova dal domicilio, e dunque il controllo elettronico
a distanza può andare benissimo». L'idea di un controllo tecnologico
sui condannati ammessi a misure alternative al carcere, appena rilanciato
dal Procuratore antimafia Pierluigi Vigna in una intervista al Corriere
convince il responsabile Giustizia dei Ds, Carlo Leoni. E non solo lui:
Giuliano Pisapia (Rifondazione) si dichiara favorevole purché «sia
rispettata la dignità della persona».
Per il presidente dell'Associazione nazionale magistrati, Antonio Martone,
è «una soluzione più valida ed efficace del prospettato
ricorso (da parte del ministro dell'Interno, ndr) all'esercito per controllare
chi sta agli arresti domiciliari».
Contrario invece il nuovo procuratore capo di Milano Gerardo D'Ambrosio
secondo il quale «il braccialetto elettronico non sarebbe risolutivo».
Secondo D'Ambrosio bisognerebbe modificare gli automatismi della Simeone:
su 930 ordini di carcerazione a Milano, ne sono stati consegnati solo 170,
significa che 730 persone sono a spasso per la città senza alcun
controllo». La novità comunque potrebbe essere l'applicazione
delle manette elettroniche, ma non è ancora chiaro se la novità
potrebbe essere introdotta con misure amministrative, o se viceversa richiederebbe
efficacia di legge. In questo secondo caso verrebbe introdotta sotto forma
di emendamento alle misure anticriminalità che ieri hanno iniziato
il loro iter alla Camera. Primi passi in salita. E tempi di approvazione
che non si annunciano brevi.
Il disegno di legge che inasprisce le pene per scippo e violazione
di domicilio ai fini di furto, e al contempo introduce la possibilità
di impiegare l'esercito anche per il controllo della criminalità
di strada, non andrà in aula infatti prima di settembre. E il percorso
potrebbe essere più difficile del previsto. Il relatore Giovanni
Meloni, Pdci, ha avanzato ieri in Commissione Giustizia perplessità
di natura giuridica e politica. Problemi legati soprattutto all'innalzamento
delle pene: «Nonostante alcuni episodi, le statistiche dicono che
non esiste una crescita della criminalità. E anche se così
fosse i problemi non si risolvono introducendo sanzioni più severe.
Il governo fa bene a presentare il provvedimento, ma esistono diverse cose
da correggere».
Perplessità che inducono l'opposizione a ritenere già
«morto» il disegno di legge: «Sembrava di assistere a
una mattanza - dice Alfredo Mantovano, An - Meloni ha infilzato articolo
per articolo. Se lo boccia persino il relatore di maggioranza, allora sarebbe
meglio ritirare tutto senza ulteriori perdite di tempo».
Fa un importante passo avanti invece la riforma sul cosiddetto «giusto
processo». La Camera ha approvato in prima lettura il disegno di
legge: 376 sì, 7 no e 15 astenuti. Occorreranno ora altri due voti,
in entrambi i rami del Parlamento, perché le nuove norme - dal principio
della terzietà del giudice alla condizione di parità fra
accusa e difesa, sino alla ragionevole durata dei processi - vengano inserite
nella Costituzione. Come promesso gli avvocati hanno revocato lo sciopero.
«È un passo avanti sulla strada delle riforme» ha
commentato il ministro di Grazia e Giustizia Diliberto, augurandosi «che
il clima d'intesa con l'opposizione continui anche dopo la pausa estiva».
M. Gal.,
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