Riforma
degli Ordini, nel mirino concorrenza e soci finanziatori
da Il Sole 24 ore del 28.6.99
ROMA — L’assimilazione delle attività professionali all’impresa
per quanto riguarda la disciplina sulla concorrenza; l’esercizio in società
con la partecipazione, minoritaria, di soci finanziatori; le tariffe, anche
indicative, quali garanzia della qualità della prestazione: sono
questi i principali nodi della riforma su cui continua il confronto tra
le professioni.
Al di là del contenuto, non mancano le questioni di metodo per
gestire il dibattito, visti i diversi livelli di rappresentanza e la pluralità
dei soggetti in gioco: Casse previdenziali, sindacati, Consigli nazionali
e Ordini. Per questo, nell’introdurre l’incontro — ieri a Roma — sulla
proposta di riforma delle professioni elaborata da Sabino Cassese per conto
del Consiglio nazionale dei periti industriali, il presidente della categoria,
Giorgio Bianchet ha insistito: «Non vogliamo dividere il Cup (il
Comitato unitario degli Ordini, ndr), vogliamo offrire un contributo concreto
e di alto profilo. Si tratta di una proposta aperta — ha sottolineato —
che vogliamo discutere all’interno del Cup» (si veda «Il Sole-24
Ore» del 17 luglio). Insomma, nessuno si deve sentire scavalcato,
rinunciando a priori a discutere i contenuti della proposta. «Il
disegno di legge Mirone — ha esordito Cassese — è un insieme di
pieni e di vuoti: accanto ad alcuni princìpi contiene molte deleghe.
Prendendo a base il Ddl ho cercato di chiudere le finestre lasciate aperte».
Dunque la proposta si colloca nel solco tracciato dal Ddl Mirone. Con
qualche differenza importante, rimarcata nel dibattito. Il testo, che vuole
rappresentare il quadro per tutte le professioni, anche per quelle non
protette, prescinde dal mettere nero su bianco la distinzione tra attività
professionale e impresa. Una "carenza" su cui si è concentrato il
presidente del notariato, Gennaro Mariconda. Non si può rinunciare
a sancire «la difformità sostanziale tra le due attività,
perché — ha spiegato Mariconda — occorre evitare di lasciare spazi
a possibili equivoci e di aprire la strada all’identità tra impresa
e professione, facendo appello in modo strumentale all’Europa».
Per Cassese non ci si può opporre al fatto che, per la Ue, le
regole della concorrenza valgono anche per le professioni, che per questo
sono sottoposte al controllo dell’Antitrust. Tuttavia, ciò non significa
che alle professioni debba essere applicata integralmente la normativa
dell’impresa. Sdoppiata in questo modo la questione, insistere nel rimarcare
la distinzione significa o illudersi di sfuggire all’Antitrust o affermare
un’ovvietà. Se le professioni sono sottoposte alla concorrenza —
ha motivato Cassese — non ci sono molte speranze — viste le ripetute prese
di posizione della Corte di giustizia e delle Autorità Antitrust
nazionali — di difendere le tariffe minime, seppure di riferimento, come
ha chiesto il presidente del Consiglio nazionale degli ingegneri, Sergio
Polese.
La proposta Cassese prevede che gli Ordini abbiano natura giuridica
privata, con obbligo di iscrizione per l’esercizio delle attività
riservate, abbiano potere impositivo e siano rappresentativi dei professionisti.
Fra i compiti, la determinazione di standard professionali, la tenuta degli
Albi, l’attenzione alla formazione. Quanto all’accesso, per Cassese la
selezione deve essere gestita dallo Stato, senza vincoli di prederminazione
numerica, anche se ci può essere un tetto per le "sedi" (per i notai,
per esempio).
Sulle società tra professionisti Cassese si rifà al modello
francese: i soci finanziatori possono detenere fino al 25% di capitale,
fatto salvo che la prestazione professionale può essere effettuata
solo dagli abilitati. Inoltre, si prevede l’esclusione per chi svolge attività
o ha interessi incompatibili con l’oggetto sociale. Sull’apertura pesa
la diffidenza delle categorie: per Mariconda si tratterebbe di una specie
di prova del nove circa l’assimilazione della professione all’impresa.
Maria Carla De Cesari
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