Camera, via al giusto processo 

da La Repubblica del 28.6.99

di BARBARA JERKOV 
ROMA - Via libera della Camera praticamente all'unanimità (solo i Democratici si sono astenuti) al giusto processo, che introduce, fra l'altro, in Costituzione il cosiddetto "super-513". E a stretto giro rientra (alla mezzanotte di oggi, "per ragioni organizzative") lo sciopero dei penalisti, proclamato all'inizio di luglio per sollecitare l'approvazione della riforma. Tutti soddisfatti, dunque, anche se a sinistra non mancano le perplessità e il numero due dei Ds, Pietro Folena, "contro i garantismi a senso unico", rilancia la questione dei tre gradi di giudizio, con la proposta di limitare i ricorsi per Cassazione.
Ieri sera anche l'aula di Montecitorio ha approvato la riforma costituzionale già votata dal Senato. Il provvedimento è passato con 376 sì (maggioranza, Polo, Lega, Rifondazione Comunista), 7 no (fra cui il dipietrista Elio Veltri) e 15 astenuti (i Democratici, appunto). Trattandosi di una modifica della Costituzione, il provvedimento avrà bisogno di un secondo passaggio nei due rami del Parlamento a distanza di non meno di tre mesi, il prossimo autunno.
A una settimana esatta dal braccio di ferro sul giudice unico, ha retto l'accordo politico fra centrosinistra e centrodestra che comprendeva anche l'assicurazione che il testo sul giusto processo già approvato a Palazzo Madama non avrebbe subito modifiche. Un successo personale per il ministro della Giustizia, Oliviero Diliberto. "È un passo importante sulla strada delle riforme", commenta a caldo. Soddisfatto anche il presidente dell' Anm, Antonio Martone: "È stato rimosso un grosso ostacolo", spiega, "al cammino riformatore in tema di giustizia. Adesso può riprendere speditamente l'esame dei provvedimenti collegati al giudice unico, a cominciare dalla modifica del rito penale davanti al giudice monocratico".
Tutte d'accordo, salvo i Democratici, anche le forze politiche. Ma a sinistra non mancano le perplessità. Il verde Marco Boato, già relatore in Bicamerale proprio sulla riforma costituzionale della giustizia, non nasconde "una certa amarezza". Ma chi è durissimo è il numero due dei Ds, Pietro Folena, il quale parla molto chiaramente di "provvedimento gravemente lacunoso" e non risparmia stoccate al Polo. "Ho l' impressione", accusa, "che dietro l'accordo sul provvedimento ci sia sempre un garantismo a senso unico". Come esempio, Folena cita il "pentimento" raccontato ai giornali dalla forzista Tiziana Maiolo ("forse siamo stati troppo garantisti...") all'indomani della sua visita in carcere a uno degli accusati per l'assassinio dell'orefice milanese. "Ma questa autocritica che oggi riguarda gli anelli bassi", nota Folena, "non dovrebbe essere estesa anche al lassismo dei controlli di legalità, quando riguardavano settori potenti e forti della società, quelli di serie A?". Giustissimo, prosegue Folena, rafforzare i diritti della difesa. Ma occorre ricordare i diritti delle vittime, mettere in Costituzione anche altri principi importanti, avere il coraggio, insomma, di riaprire la questione dei tre gradi di giudizio, "limitando la possibilità del ricorso per Cassazione solo in alcuni casi". "Noi rilanciamo la sfida auteniticamente garantista", conclude Folena, "ma sappiamo anche rispondere colpo su colpo. Perché porgere l'altra guancia la prima volta è generoso, la seconda volta è ingenuo, la terza non voglio dire cos'è...". 
La riforma del giusto processo introduce nella seconda parte della Costituzione il riconoscimento del principio del contraddittorio e della parità fra le parti, della terzietà ed imparzialità del giudice. Ma, soprattutto, entrano in Costituzione i principi dell' art.513 del codice di procedura penale: la colpevolezza di un imputato non può essere provata sulla base di dichiarazioni rese da chi, per libera scelta, si è sempre volontariamente sottratto all'interrogatorio da parte dell'imputato o del suo difensore. Proprio contro questa norma si sono scagliati i Democratici. "La riteniamo", taglia corto il capogruppo, Rino Piscitello, "un errore grave".