Dal ’91 al ’97 si è decuplicato il numero dei ricorsi all’assistenza legale a spese pubbliche 

da Il Sole 24 ore del 28.3.99

ROMA — Giustizia penale più abbordabile per i «non abbienti» grazie all’intervento dello Stato nel pagamento delle parcelle: in sette anni il numero di persone che si sono potute difendere in giudizio perché lo Stato si è accollato le spese di un avvocato è decuplicato, passando dalle 2.863 del ’91 alle 27.503 del ’97. Un trend confermato anche nei primi sei mesi del ’98, cui si riferisce l’ultimo monitoraggio del ministero della Giustizia sulla legge n. 217/90 in materia di gratuito patrocinio: 16.254 le persone interessate, contro le 14.034 del semestre precedente. Ma non solo. La maggiore diffusione di questo strumento ha viaggiato di pari passo col progressivo incremento delle parcelle liquidate agli avvocati, passate, per singola istanza, da una media di 311.500 lire nel ’90 a 1.350.067 del ’98.
A via Arenula guardano con soddisfazione agli ultimi dati del monitoraggio biennale sulla legge n. 217/90, appena sfornati dall’Ufficio V della Direzione generale Affari penali, che nei prossimi giorni saranno trasmessi al Parlamento per una valutazione degli effetti della riforma sul gratuito patrocinio, al fine di eventuali aggiustamenti o integrazioni. Una riforma sollecitata da numerose sentenze della Corte costituzionale e della Corte europea dei diritti dell’uomo, che va sicuramente nella direzione di rendere «effettivo» il principio costituzionale del gratuito patrocinio per i non abbienti, ma che presenta ancora molte zone d’ombra. Non a caso il ministro della Giustizia, Oliviero Diliberto, fin dal suo insediamento ha sostenuto di volersi impegnarsi su questo versante per garantire che tutti i cittadini abbiano gli strumenti per accedere alla giustizia, in ossequio al principio di uguaglianza. Un impegno che dovrà dispiegarsi anche sul fronte della giustizia civile, dove il gratuito patrocinio è molto meno gettonato, se non, di fatto, inesistente.
Ma quali sono le luci e le ombre della legge 217/90? Tra le prime va annoverato il numero crescente delle persone che hanno chiesto di essere ammesse al gratuito patrocinio, in particolare i minorenni, per i quali, in caso di inerzia dell’interessato, ad attivarsi è l’autorità giudiziaria. La media nazionale degli italiani che hanno chiesto allo Stato di accollarsi le spese di un difensore dell’83,64% anche se, nelle principali città, è particolarmente elevata la percentuale degli stranieri: 42,6% a Roma, 34% a Milano, 49,6% a Firenze mentre al Sud e nelle isole l’istituto è utilizzato dagli stranieri in maniera del tutto marginale.
Ma il crescente ricorso al gratuito patrocinio viene letto anche in modo problematico, con particolare riferimento al limite di reddito stabilito per essere considerato «non abbiente»: dagli 8 milioni del ’90 si è passati ai 10 del ’91, importo che è stato adeguato agli indici Istat con un decreto ministeriale emesso ogni due anni, l’ultimo dei quali, però, risale al ’95 e ha portato il reddito a 10.890.000 lire. Per molti si tratta di un tetto troppo basso e troppo facilmente aggirabile, soprattutto in futuro quando, per effetto della riforma Bassanini, basterà un’autocertificazione per attestarlo. Le principali preoccupazioni riguardano gli indagati per mafia "nullatenenti" (come tali aventi diritto al gratuito patrocinio) che magari hanno beni al sole nascosti da qualche parte. Non esiste un dato specifico che li riguardi (anche se la Direzione nazionale antimafia ha chiesto al ministero di avere delucidazioni maggiori) né può considerarsi indicativo l’aumento delle richieste provenienti dalle aree meridionali e insulari, che passano, rispettivamente, dal 14,1 e 4,5% del ’91 al 20,9 e 20,1% del primo semestre del ’98. Su questo versante, dunque, sarebbe forse opportuna una riflessione ai fini di un eventuale aggiustamento normativo. Peraltro, il monitoraggio rivela che, rispetto alle istanze presentate, quelle accolte sono solo il 68,39%.
Altro dato positivo è l’aumento dei compensi riconosciuti agli avvocati. I quali, tuttavia, si lamentano per i tempi troppo lunghi entro cui questi compensi vengono liquidati. «Purtroppo alcuni giudici che provvedono alla liquidazione — spiega l’avvocato Arianna Agnese di Roma — hanno la tendenza a complicare la pratica, che potrebbe essere più rapida». Problema ancora più grave, per gli avvocati, è quello dei clienti irreperibili, su cui intendono investire la Corte costituzionale. «Per questi imputati — spiega sempre l’avvocato Agnese — non si può presentare l’istanza di ammessione al gratuito patrocinio cosicché il difensore è costretto ad andare in udienza e a svolgere la sua attività senza che nessuno lo paghi».
Donatella Stasio