Il tribunale veloce non piace ai pescaresi 

da Il Messaggero del 28.3.99

di ANDREA COLALONGO
Una giustizia rapida, efficace e più economica: il sogno di ogni cittadino. Un'utopia - direte voi - visto il panorama giudiziario italiano. No, solamente il privilegio di poche città della penisola. Da oltre dieci anni, Pescara è tra queste grazie ai servizi offerti dalla sua camera arbitrale. L'organismo, costituito dalla Camera di commercio in collaborazione con gli ordini di avvocati, commercialisti e ragionieri, permette di evitare le lungaggini della giustizia ordinaria. Si va dalle liti tra imprese edili e condomini a quelle tra assicurato ed assicurazione. E ancora, controversie societarie o dovute al mancato rispetto di clausole contrattuali.
Si potrebbe pensare, quindi, ad un organismo subissato di richieste. Invece, dati alla mano, si contano solo 15 arbitrati negli ultimi 3 anni. In giro si sente dire che è colpa degli avvocati, che amano di più le aule dei tribunali. Ma probabilmente il tallone d'Achille della Camera arbitrale di Pescara è lo statuto: meno autonomia rispetto a quelle di altre città per la presenza degli Ordini professionali. «Ma non è questa la causa del basso numero di arbitrati - spiega l'avvocato Guido Scoponi, presidente del consiglio direttivo -. Per poter adire alla Camera arbitrale, bisogna inserire nei contratti delle clausole compromissorie. Un costume che soltanto da poco comincia a radicarsi negli operatori economici: dall’inizio dell’anno, infatti, già abbiamo avuto altre tre richieste». Se quindi il numero degli arbitrati è in lenta ascesa, più preoccupante appare lo stallo delle richieste di conciliazione. «La verità - rivelano in sede, per nulla soddisfatti - è che dalle nostre parti manca totalmente la cultura della mediazione. Basti pensare che a Milano, solo nell'ultimo semestre, se ne sono contate 85, mentre Pescara è ancora ferma a quota zero». Nessuna richiesta di conciliazione, del resto, nemmeno in materia di subforniture. E dire che, in base a una legge dello scorso giugno, in tale campo il tentativo di conciliazione è divenuto "obbligatorio" ed è necessario per poter ricorrere alla giustizia ordinaria! O perlomeno, per risolvere la controversia con un arbitrato.