Avvocati, altri cento giorni di
sciopero
da Il Messaggero del 28.11.99
di VITTORIO BUONGIORNO
La prima volta era scena: due mesi di sciopero, ma d’estate. La seconda
hanno fatto sul serio: 70 giorni di astensione. La terza di più:
gli avvocati del foro pontino hanno deciso di continuare lo sciopero fino
al 10 marzo del 2000. Il conto è semplice: incroceranno le braccia
per altri 100 giorni. Niente processi, niente interrogatori, niente sentenze
per quella che sta diventando la più lunga protesta che la provincia
abbia mai visto.
«Non abbiamo ottenuto alcun risultato, ma fermarci adesso sarebbe
ammettere solamente il nostro fallimento», esordisce il presidente
dell’Ordine degli avvocati Michele Pierro mettendo i suoi colleghi davanti
a un muro. «D’altra parte all’inizio sapevamo che avremmo dovuto
andare avanti fino ad aver raggiunto il nostro obiettivo». D’altra
parte la situazione è davvero drammatica: dei 36 giudici previsti
dalla pianta organica del Tribunale di Latina, da qui a gennaio, ne resteranno
21. Undici quelli partiti o in partenza. Tre in maternità. Uno,
il presidente Paolino, in pensione a febbraio. «I nuovi arrivi promessi
(4 giudici e tre uditori giudiziari) copriranno solo parte dei posti scoperti
e soprattutto non saranno qui prima di 8 mesi - ha detto Pierro - Quindi
dobbiamo proseguire l’astensione almeno fino a verificare che le promesse
saranno mantenute».
E così è stato. Gli avvocati arrivati in massa al Liceo
Classico (quasi 450, tra loro anche Giuseppe Caldarini che ha voluto essere
presente nonostante i suoi problemi di salute ed è stato accolto
da un lungo e affettuosissimo applauso) sono stati molto più compatti
di quanto ci si potesse aspettare. Contro la prosecuzione dello sciopero
hanno votato appena quattro professionisti e il solo Igino Marcelli ha
dimostrato apertamente e con foga la sua contrarietà: «Scioperare
è stato un fallimento. Continuare sarebbe una follia». I suoi
colleghi l’hanno prima fischiato, poi ignorato al momento della votazione.
La vera novità viene piuttosto dall’atteggiamento nei confronti
dei giudici del Tribunale pontino. «Con i signori magistrati dobbiamo
aprire una stagione nuova - ha detto Pierro - Mentre noi ci sottoponiamo
a un pesante sacrificio perché il Tribunale funzioni meglio, è
intollerabile che loro rimangano completamente inerti». A questo
punto un fragoroso applauso la dice lunga sul grande freddo calato tra
le due categorie. «Vogliono che si apra un contenzioso? Noi siamo
pronti. Certo, non possiamo chiedere loro di scioperare, ma che almeno
facciano qualcosa di concreto perché il nostro Tribunale funzioni»,
insiste Pierro.
Poi si è arrivati alla lettera del giudice anziano Nicola Iansiti
che li informava della censura deliberata dal garante per gli scioperi
sull’ultima astensione nazionale di 24 giorni. «La conoscevamo perfettamente.
E rispondiamo che è lo Stato che dovrebbe essere censurato, perché
la giustizia non funziona non per il nostro sciopero ma per l’abbandono
in cui è stata lasciata», ha chiarito Pierro. E più
pesante ancora è stato Angelo Palmieri: «La lettera? La consideriamo
una ingiusta ingerenza nel campo dell’avvocatura».
Poi si è passati alle proposte. La camera penale della provincia:
sette mesi di sciopero. Angelo Fiore: coinvolgere tutte le forze politiche.
Valenti: far piovere una valanga di ricorsi alla Commissione europea contro
ministero e Csm per denegata giustizia. Ferdinando Bracciale: coinvolgere
gli ordini di ingegneri e commercialisti. Giuseppe Pannone: coinvolgere
soprattutto i cittadini. Soldera: imparare come si fa uno sciopero magari
affidandosi a un consulente. C’è anche chi punta tutto sul Maurizio
Costanzo Show o sul Tg5. Ma il più concreto è Carlo Taormina,
il penalista ormai romano d’adozione, che ha detto asciutto: «I magistrati?
Ci sono, basta che il ministro Diliberto prenda 15 delle centinaia di quelli
in servizio al ministero e li mandi qui, perché le assegnazioni
senza procedure concorsuali sono possibili». E’ la nuova frontiera.
L’appuntamento è per fine febbraio.
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