E sullo scontro con le toghe il
grande freddo del Colle
da La Repubblica del 28.11.99
di GIORGIO BATTISTINI
ROMA - Terapia del silenzio. Sulla disputa che incendia la politica
(l'assalto verbale d'un ex capo del governo ai magistrati che l'indagano)
il Quirinale tace. Per adesso. Il presidente non intende aggiungere una
parola alle troppe già spese, da altri. Anzitutto perchè
queste sono ore di vigilia elettorale. Piccola vigilia d' una piccola tornata,
dalla quale però si fanno dipendere indicazioni anche nazionali.
Specie da Bologna. "Impossibile ogni commento", spiegano al Colle, per
non influenzare in nessun modo il voto odierno. Silenzio, si vota. E già
questa, volendo, potrebbe essere un'indiretta ruvidezza verso chi invece
disturba la quiete della vigilia. Il capo dello Stato inoltre è
in partenza per la Spagna, visita di Stato. E' atteso a Madrid domattina,
rientrerà nella capitale martedì sera. Chissà, una
volta arrivato mercoledì può anche darsi che sia tutto finito,
la politica italiana ama alternare tempeste a bonacce. Anche stavolta?
Due valide ragioni per tenersi in disparte, almeno in queste prime
ore. Ci pensa intanto il capo del governo, D'Alema, a rispondere a Berlusconi.
Il capo dello Stato attende invece in allarmata, silenziosa attesa. Per
tanti motivi. L'arbitro fischia solo quando lo scontro si fa davvero pesante.
Questo già lo è, ma potrebbe perfino peggiorare. Ciampi,
garante d'apprezzata, equidistante neutralità, non intende mettere
a rischio il plus che deriva alla politica italiana dalla sua collocazione
super partes. Semmai ama ritagliare sulla presidenza lo "stile Banca d'Italia".
Come già Luigi Einaudi, del quale si celebravano "i silenzi del
governatore", anche Carlo Azeglio vorrebbe che si apprezzassero i "silenzi
del presidente". Per contrapporre un corrucciato mutismo ai rischi d'un
eccessivo interventismo esternatorio, facendo del silenzio ufficiale anche
professione di equidistanza. Eletto all'unanimità, Ciampi in questi
mesi s'è sentito spesso tirare da destra, quasi che il Polo volesse
prenotarne le propensioni in vista di prossime scadenze politiche. Nonostante
ciò la sua prima censura è caduta in testa proprio a Berlusconi
che, rivendicando l'appoggio datogli per salire al Quirinale, gli chiedeva
la grazia per Craxi ("seguo leggi e procedure, rispondo solo alla mia coscienza",
ha risposto). Forse anche per questo, tentando d'evitare una seconda censura
al Polo, il presidente tace e aspetta.
Forse, ma non solo. L'esordio di Ciampi coi magistrati, nella prima
seduta del Csm (del quale è presidente) il 27 maggio scorso, è
avvenuta all'insegna del "giusto processo" e d'una magistratura "tecnicamente
qualificata e politicamente neutrale". Qualcuno volle leggere quella "presentazione"
come premessa alla volontà di superare l'emergenza Mani pulite.
Di sicuro cinque mesi dopo ci pensò il procuratore generale di Milano,
Borrelli, criticando il mancato incontro con Ciampi durante la visita milanese,
a formalizzare il sospetto d'un cambiamento di clima. A frenare ancora
un richiamo del Quirinale, in queste ore, potrebbero esserci altre considerazioni.
Politiche e di "scenario". Come la recente assoluzione di Andreotti e la
spaccatura del governo sul ritorno di Craxi. Ma anche le divisioni dentro
la magistratura, a cominciare dai vertici del pool milanese.
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