Pentiti, scontro tra i Poli sui
ritardi della riforma
da La Repubblica del 28.9.99
di SILVIO BUZZANCA
ROMA - "Ma quale ritardo sui pentiti, non c'era solo questa legge in
discussione: vuole che elenchi altri provvedimenti di cui ci siamo occupati
in questi mesi?". Michele Pinto, presidente della commissione Giustizia
del Senato snocciola l'elenco: l'antiracket, il giudice unico e tutti i
provvedimenti collegati: vale a dire depenalizzazione, tribunali metropolitani,
riforma del giudice di pace. Il senatore popolare sul percorso della legge
è cauto; la materia è complessa e i condizionamenti politici
sono tanti e forti. Pinto spiega, per esempio, che "quattro sedute sono
volate via per esaminare solo una parte di un emendamento del relatore
Luigi Follieri". Ma sotto sotto c'è un po' di ottimismo. Oggi la
commissione Giustizia riprende l'esame del provvedimento e tornerà
a votare sugli emendamenti. Un lavoro che potrebbe chiudere presto, magari
oggi, forse domani, approvando un testo definitivo e passando così
la mano all'aula di Palazzo Madama.
Le parole di Pinto, però, sembrano anche una risposta alle dichiarazioni
polemiche degli ex colleghi ministri Giorgio Napolitano e Giovanni Maria
Flick che domenica avevano chiesto perché il disegno di legge sui
pentiti, presentato dal governo Prodi nel febbraio del 1997, si sia perso
nei meandri di Palazzo Madama. Una replica che non cancella i timori sulla
questione giustizia e non tacita le polemiche che continuano ad infuriare
intorno a questa legge sui pentiti.
Preoccupato per esempio è il presidente della Repubblica. Carlo
Azeglio Ciampi, spiega Anna Finocchiaro. Il presidente della commissione
Giustizia della Camera, reduce da un incontro il capo dello Stato, dice
che Ciampi "è giustamente preoccupato, anche nel suo ruolo di presidente
del Csm, ma soprattutto per la sua altissima responsabilità, della
"questione giustizia", in particolare del nostro sistema di assicurazione
dei diritti, di accertamento della responsabilità, di esecutività
della pena".
Il Quirinale, quindi, osserva con molta attenzione l'evolversi di tutta
la vicenda, mentre gli altri protagonisti si accapigliano, giocando a scaricabarili
sul tempo sprecato. Il centrosinistra accusa il Polo di avere strumentalizzato
la vincenda e di avere praticamente bloccato tutto da tempo, chiedendo
ed ottenendo, sotto la presidenza di Ortensio Zecchino, che si discutesse
insieme la legge sui pentiti e le modifiche all'articolo 192 del codice
di procedura penale.
Questione delicatissima perché il disegno di legge del governo
sui pentiti si limitava alla gestione dei collaboratori di giustizia, mentre
le modifiche al 192 riguardano la valutazione della dichiarazione dei pentiti.
In pratica il Polo ha cercato di tradurre subito in norma la dichiarazione
di principio sul contraddittorio e l'oralità dei processi contenuta
nella modifica dell'articolo 111 della Costituzione che dovrebbe essere
approvata definitivamente dal Senato nei prossimi giorni. Questa modifica,
conosciuta come "super 513", implica che i pentiti devono andare in aula
a confermare le loro accuse e a sostenere il confronto con la difesa. Per
mesi maggioranza e opposizione si sono confrontati sull'opportunità
di affrontare insieme le due questioni e alla fine hanno deciso di aprire
un altro capitolo per il 192, e altri provvedimenti collegati che adesso
segue un corso parallelo.
Il Polo però non accetta di accollarsi la responsabilità
di avere bloccato il provvedimento. Alfredo Biondi, per esempio accusa
Napolitano e Flick di "essere simili ad Alice nel paese delle meraviglia",
di fare finta di non capire che la maggioranza è divisa. Biondi
e altri polisti replicano che il centrosinistra al Senato ha i numeri per
andare avanti: se non lo ha fatto, dice, è per via della frammentazione
del centrosinistra. Un'altra forzista, Francesca Scopelliti, aggiunge che
il suo partito non accetterà mai una legge qualunque e chiede "una
seria riforma del codice di procedura penale che chiarisca una volta per
tutte che le garanzie delle libertà dei cittadini vengono prima
di ogni emergenza giustizialista". Per la Scopelliti il testo presentato
a febbraio dal governo era insufficiente ed è stato migliorato dal
Senato. Ma non basta ancora.
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