Il
Csm boccia i premi per chi arresta di più
da La Repubblica del 29.4.99
di GIOVANNI MARINO
NAPOLI - La formula della "giustizia a punti" non trova molti adepti
al Csm. Piace poco, suscita più critiche che consensi. Ma da lì
dovrà passare per ottenere il disco verde alla sua duratura attuazione.
Difficile che ce la faccia, a sentire i primi commenti, per nulla teneri.
Diventa un caso politico-giudiziario il nuovo sistema di assegnazione dei
processi all'ufficio Gip di Napoli. Si invoca l'intervento del ministro
di Grazia e Giustizia, sollecitato da un'interrogazione parlamentare che
vede Ds, Prc, Verdi, Fi, Lista Pannella assieme. Arrivano bordate da An.
Forti reazioni negative in tribunale fra gli avvocati e gli esponenti di
tre delle correnti della magistratura, la sinistra di Md, i Verdi, Unicost.
A Palazzo dei Marescialli fanno una distinzione: nessuno contesta le
buone intenzioni del progetto pilota, non si discute nemmeno la buonafede
di chi lo ha studiato o approvato; le censure riguardano i criteri di assegnazione
dei punteggi, in particolar modo la differenza di punti fra arresto concesso
(40) e negato (10). Il più diretto è Emanuele Smirne, togato
di Unicost: "L' idea di partenza è giusta: distribuire i processi
in maniera razionale. Finisce però per approdare a una soluzione
pericolosa perché, oggettivamente, favorisce l'appiattimento del
gip sul pm, determina la progressiva paralisi dei gip più prudenti
e fa correre il rischio che si inserisca un elemento spurio di valutazione".
Avanza diverse riserve il togato Carlo Di Casola, di Md, tra l' altro,
fino a qualche mese fa, gip a Napoli: "Quando ero in quell' ufficio già
si parlava di questo progetto-pilota ed io ero perplesso; l'attività,
la qualità e la capacità professionale di un giudice non
possono essere valutate con un punteggio, soprattutto nei provvedimenti
di arresto. Il sistema può essere criticato nella sostanza, non
nel metodo però, pienamente trasparente". Mario Serio, di Forza
Italia: "Da quanto leggo mi sembra una lotteria. Non vorrei che questa
diversità di punteggi finisse con il favorire un maggior numero
di arresti". Difende il sistema invece Fabio Massimo Gallo, togato di Magistratura
indipendente e presidente della settima commissione dove transiterà
per una valutazione il progetto: "Il programma escogitato dal presidente
dei gip Renato Vuosi rientra nella ricerca di un correttivo per evitare
che i magistrati più laboriosi si vedano assegnato un maggior numero
di processi. E l'attribuzione di un maggior punteggio al provvedimento
dell'arresto si giustifica con il maggior impegno che notoriamente viene
profuso per questo tipo di provvedimenti".
Finisce sul tavolo del ministro Oliviero Diliberto il caso-Napoli.
Al Guardasigilli si rivolgono i senatori Ersilia Salvato (Ds), Francesca
Scopelliti (Fi), i loro colleghi Athos De Luca (Verdi), Pietro Milio (Lista
Pannella), Giovanni Russo Spena (Prc). I parlamentari segnalano le "incongruità
della tabella dei punteggi". Mentre An boccia come "assurdo, irreale, inapplicabile"
il sistema. "Bastano tre aggettivi per stroncare il progetto", affermano
i parlamentari Nino Lo Presti e Alberto Simenone. Una valanga di critiche.
Ma il presidente Vuosi difende i suoi criteri. E, in un documento, lo fa
anche la maggior parte dei gip. Nella nota, fra l'altro, si ritiene "assolutamente
falsa la rappresentazione della notizia: chi più arresta meno lavora".
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