Giustizia
«a punti», fa discutere il “metodo” di Napoli
da La Gazzetta del Sud del 29.4.99 NAPOLI – È un progetto “pilota” che ha come obiettivo la ripartizione
del lavoro tra i magistrati, quello in funzione all'ufficio dei gip di
Napoli, che assegna un punteggio ai diversi provvedimenti giudiziari da
decidere e decisi. Il progetto della «giustizia a punti», descritto
ieri da un quotidiano, che prevede l'assegnazione di un punteggio prestabilito
sia alle richieste provenienti dalla procura della Repubblica, sia ai conseguenti
provvedimenti emessi dal gip, è in funzione dal gennaio scorso ed
è stato elaborato da tre gip delegati dal presidente Renato Vuosi:
Pierluigi Picardi, Pierluigi Di Stefano e Alfonso Barbarano. «Non
si tratta di pagelle ai giudici – dicono i magistrati ideatori – è
solo un monitoraggio del lavoro successivo al suo svolgimento». «In
tutti gli uffici giudiziari italiani – spiega il giudice Picardi – esiste
un punteggio assegnato ai procedimenti, da quando si è stabilito
che a smistare i fasicoli ai magistrati deve essere un computer e non il
responsabile dell'ufficio, per garantire la trasparenza». Il punteggio,
prestabilito, «consente al computer – prosegue il gip – di “riconoscere”
la complessità dei processi. Un processo con 50 imputati detenuti
per reati associativi e traffico di droga e armi, ad esempio, non è
la stessa cosa di un processo con due imputati a piede libero accusati
di violazione delle norme edilizie». Da questa prassi consolidata
in tutta Italia è nata la “variazione sul tema” di Napoli. «L'ufficio
– dice Picardi – è composto da 18 magistrati, che ricevono il lavoro
di oltre 70 pm. Assegnando un punteggio soltanto al lavoro in entrata,
si verificava che chi non riusciva a concluderlo non ne riceveva altro
e tutto gravava soltanto su chi, per una serie di ragioni, aveva smaltito
il suo carico. È stato perciò deciso di assegnare un punteggio
anche al lavoro definito, che viene sommato a quello del lavoro in entrata».
«È una clamorosa sciocchezza – afferma il giudice – pensare
che chi arresta di più acquista punti e viene premiato perché
non gli vengono assegnati nuovi processi». I gip, la maggioranza,
che condividono il meccanismo di ripartizione del lavoro, ritengono «gravemente
offensiva la deduzione, avanzata dal quotidiano, secondo la quale per acquistare
punteggio e evitare nuove assegnazioni il giudice può essere determinato,
ad esempio, ad accogliere una richiesta di arresto o a prosciogliere».
Il “progetto” del gip di Napoli ha raccolto ieri più critiche che
consensi al Csm, organo che dovrà dare il “disco verde” alla proposta.
«Sarebbe un'ipotesi agghiacciante – ha ribadito ieri Vousi – se un
magistrato fosse premiato per aver arrestato più di un altro».
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