Pareri
discordi e polemiche sulla sentenza che rischia di far saltare i maxi processi
da L'Unione Sarda del 29.1.99
Roma «Tre anni di processi da rifare», con i rischi di scarcerazione
di boss e picciotti e prescrizione dei reati. Per colpa di due decisioni
(una del giugno scorso, l’altra di pochi giorni fa) dei giudici della Cassazione
che badano alla «forma e non alla sostanza». Questo l’allarme
lanciato mercoledì e ribadito ieri dalla procura di Palermo. Mentre
si accende la polemica, da Palermo arriva la rassicurazione: il governo
provvederà. Secondo voci, già nel consiglio dei ministri
di oggi. «È troppo presto - dicono i collaboratori del guardasigilli
Diliberto- ma è vero che i tecnici hanno già avuto incarico
di studiare i rimedi». E stanno
studiando: per la sentenza del giugno scorso (per le rapine gravi la
competenza non è del tribunale ma della corte d’assise), si potrebbe
fare un decreto legge di «interpretazione autentica».
Più «delicato» è il rimedio all’altra decisione
della Cassazione, quella di pochi giorni fa che ha stabilito si debbano
riascoltare i testi se si modifica la composizione del collegio giudicante.
È una decisione che ancora manca della motivazione. Ma ieri dalla
Suprema corte, fatto assolutamente inusuale, è trapelata un’anticipazione
su ciò che gli “ermellini” scriveranno: il teste va riascoltato
solo se la sua deposizione è «essenziale», se è
irrintracciabile può essere acquisito il verbale, se cambia versione
il giudice può valutare se sia «buona» la prima o la
seconda. Sono, per ora, parole, occorrerà attedendere che la motivazione
sia scritta. Dal Csm, dal Parlamento, dagli avvocati e dai pubblici ministeri,
si raccolgono stime assai diverse su quali e quanti siano i processi “a
rischio” e pareri molto diversi sull’opportunità di lanciare un
allarme e cercare dei rimedi.
Il procuratore aggiunto di Milano D’Ambrosio dice «qui da noi
il problema non si pone» e giudica «da condividere» la
decisione della Cassazione. Ma c’è invece chi considera tra i processi
a rischio anche All Iberian. Tutti d’accordo che potrebbe “saltare” il
processo Andreotti a Palermo. Discordi i pareri su che fine farà
quello che si celebra invece a Perugia. E così via. «Caselli
va ascoltato», dice il diessino Leoni e «l’allarme è
giustificato» anche per molti togati del Csm. Ma altri, togati e
laici, da palazzo dei marescialli replicano che quella dei pm di Palermo
è stata un’ «interferenza» che rischia di compromettere
la credibilità della
giurisdizione. «Si getta nel caos la giustizia», teme il
procuratore aggiunto di Catania D’Agata. Ed il suo collega di Caltanissetta
ammonisce alla «cautela», invita a «non drammatizzare».
Il deputato verde Cento ed il vicepresidente della camera Biondi gridano
«basta con gli attacchi alla Cassazione».
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