Polemica
di fuoco, i magistrati si dividono
da Il Giornale di Sicilia del 29.1.99 ROMA. Divide la magistratura l’allarme lanciato dalla Procura di Palermo
sui rischi seguenti alla sentenza della Cassazione che impone di risentire
i testi se è cambiato un componente della corte. Si divide il Csm
e pareri discordi rispetto ai pm di Caselli arrivano da alcuni dei giudici
più impegnati nella lotta alla criminalità e alla corruzione
come Pierluigi Vigna e Gerardo D’Ambrosio. Divisi anche gli altri magistrati
siciliani. Per il procuratore nazionale antimafia Vigna ‘la pronuncia della
Cassazione è conforme al nostro sistema processuale che si fonda,
fra l’altro, sul principio che la decisione deve essere assunta dai giudici
che hanno partecipato a tutta la fase dibattimentale’ anche se ‘comprendo
i problemi che si pongono ai colleghi’. Secondo D’Ambrosio ‘se il codice
prevede che la prova si formi in dibattimento l’immutabilità dei
giudici è un principio che non può non essere rispettato.
E non è un problema dei processi di mafia - ha aggiunto - perchè
i principi vanno rispettati per tutti: se cominciamo a suddividere gli
imputati per categorie, non siamo più in uno stato democratico’.
D’accordo con le preoccupazioni di Caselli il vicepresidente del Csm, Giovanni
Verde che però spiega: ‘Il pericolo denunziato dal Procuratore nel
corso di una trasmissione televisiva va correttamente collegato non alle
pronunce della Suprema Corte di Cassazione ma, se vogliamo, ad un garantismo
incompatibile con la capacità di celebrare i nostri processi in
tempi ragionevoli’. ‘In occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario
a Roma - ha aggiunto Verde - ho posto l’accento sul fatto che il nostro
sistema processuale è poco elastico, soprattutto se lo si pone in
relazione ai grossi numeri della nostra giustizia e ho richiamato l’attenzione
di tutti sul rischio che si corre se si aumentano gli elementi di rigidità.
Come avverrebbe se si elevassero a precetti costituzionali i principi dell’oralità
e della necessità del pubblico dibattimento’. Tra i membri del Csm
pareri opposti sull’allarme. Il commento più duro è arrivato
da Mario Serio, consigliere laico di Forza Italia: ‘Le sentenze devono
essere rispettate’. ‘Perplesso’ si è detto invece un altro laico,
Gianni Di Cagno, Ds. Gioacchino Natoli, ex pm a Palermo e ora togato dei
Movimenti riuniti, pur spiegando che ‘è fondamentale attendere la
motivazione’ del provvedimento, ha invece difeso a spada tratta il suo
ex capo: ‘L’allarme è giustificato e merita ogni sollecita attenzione’,
ha detto senza usare mezzi termini. Anche tra le correnti della magistratura
i giudizi sono diversi. Perplesso il segretario di Magistratura Democratica,
Vittorio Borraccetti, secondo cui ‘la sentenza delle Sezioni Unite della
Cassazione è assolutamente condivisibile perchè afferma il
principio ovvio in base al quale il giudice che decide è lo stesso
che ha assunto la prova. Si tratta però di affrontare le conseguenze
nei processi in corso, con l’interpretazione delle norme vigenti ed eventualmente
con modifiche normative che si dovessero rivelare necessarie’. Davanti
alle scarcerazioni probabilmente, - avverte Borraccetti - sarà necessario
dare anche una risposta eccezionale. Qui l’assunzione delle responsabilità
deve essere politica’. E ancora: il segretario dell’Associazione nazionale
magistrati, Francesco Paolo Giordano, procuratore aggiunto a Caltanissetta,
invita alla ‘cautela’: no alle ‘drammatizzazioni - dice - e agli allarmi
di fronte alle innovazioni’. Il rischio che la sentenza della Cassazione
‘possa gettare nel profondo caos la giustizia’ invece è temuto dal
procuratore aggiunto di Catania Vincenzo D’ Agata: ‘Certe decisioni - osserva
- somigliano all’inspiegabile atteggiamento tenuto da branchi di balene
che all’improvviso tentano il suicidio di massa’. Re. Pol. -
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