Pecorella: la svolta adesso ci permette di imporre le riforme 

da Il Corriere della sera del 29.6.99 

MILANO - Squilla il cellulare, è Cesare Previti. «Sì, sì - scherza lui facendogli il verso -, avemo vinto». E ride. Risquilla il cellulare, è la segreteria per la «riunione organizzativa dei responsabili giustizia di Forza Italia». Se una settimana fa Gaetano Pecorella, il penalista prestato alla politica e messo a studiare da guardasigilli in pectore, era l'icona avvilita della rottura del patto sulla riforma costituzionale del giusto processo, oggi è l'immagine di quale gerovital possa essere stato in casa degli azzurri il voto di domenica. «Ora ci divertiamo. Il quadro è cambiato». 
Perché avete vinto le elezioni o perché Berlusconi ha aperto al pool? 
«Le due questioni non sono slegate. Berlusconi si prepara a chiudere le sue vicende giudiziarie personali. E Forza Italia è pronta a capitalizzare questa scelta che marca in modo definitivo e responsabile la separazione tra questioni di interesse generale e vicende personali». 
Berlusconi si prepara a chiudere come? Patteggiando? 
«Questo è un problema tecnico che riguarda i suoi legali e comunque non è un problema. Io sto al dato politico, che è evidente. Anche perché constato con piacere che il messaggio è stato raccolto da un uomo intelligente come il procuratore D'Ambrosio. Dunque, a questo punto la sinistra deve sapere che non intendiamo transigere sulle riforme. A cominciare dal giusto processo. Esiste un testo approvato al Senato e intendiamo farlo passare alla Camera. Ora». 
Non sembra una posizione dialogante. 
«Quando ci accorgiamo che abbiamo di fronte persone che lavorano a dividere piuttosto che ad avvicinare, la risposta deve essere netta». 
Quali persone? 
«Una su tutte: il presidente della Camera Violante. L'ho incontrato per chiedere conto delle ragioni per cui aveva rinviato sine die la discussione sul giusto processo. Mi ha risposto che la maggioranza non poteva consentire che passasse una riforma tanto importante che porta la firma dell'opposizione se, contestualmente, non fosse andata in porto anche la riforma sul federalismo, in grado di dare lustro al centro-sinistra. Bene, noi non siamo disposti a questo tipo di mercato. Tanto è vero che mi sono dimesso da relatore del provvedimento. Quando poi ho visto che, su indicazione dello stesso Violante, mi ha sostituito il diessino Soda ho capito che non può esserci altra linea che lo scontro». 
Perché? 
«Soda è tra coloro che, nella sinistra, si sono messi improvvisamente a lavorare all'affossamento della riforma. Dunque daremo battaglia da domani (oggi ndr) quando della riforma si tornerà a discutere in comitato ristretto». 
Carlo Bonini,