Corruzione
e concussione stesso reato: è scontro
da La Repubblica del 29.5.98
Senato, lite in commissione
ROMA - Scontri dentro e fuori la maggioranza, conflitti tra commissioni
parlamentari: è successo di tutto, ieri, per un emendamento, presentato
da alcuni senatori dei Ds, che di fatto riforma il reato di corruzione
accomunandolo alla concussione e mettendo sostanzialmente sullo stesso
piano chi paga mazzette e chi le pretende. Una proposta avanzata recentemente
anche dal procuratore milanese Francesco Saverio Borrelli.
Il primo dissenso è tra chi non vuole riunire le due fattispecie
di reato oggi separate, come Forza Italia, e chi - come i Ds - considera
sostanzialmente inutile una distinzione del genere, a meno che non intervenga
una forma di intimidazione che farebbe scattare però altre forme
di reato.
La lite, al di là del merito, ha spaccato in due lo stesso Ulivo
per stabilire la competenza della delicata materia.
L’emendamento infatti è stato presentato nell’ambito di un “pacchetto”
anti-corruzione, che è all’esame della commissione Affari costituzionali
di Palazzo Madama. Visto però che “di fatto rivoluzionerebbe il
codice penale”, come ha spiegato il popolare Ortensio Zecchino, l’esame
delle modifiche potrebbe spettare alla commissione Giustizia, da lui presieduta.
Zecchino ha già sollevato il confitto di competenza davanti
al presidente del Senato Nicola Mancino, trovando al suo fianco, oltre
ai Popolari, anche Prc e Polo. Solo i senatori dei Ds hanno votato contro,
riaffermando la competenza della commissione Affari Costituzionali presieduta
da Massimo Villone, senatore ds. Da qui la protesta, partita anche dalle
file della maggioranza.
A Marcello Pera di Forza Italia che ha parlato di “colpo di mano tentare
di imporre le tesi di Borrelli sulla corruzione”, Elvio Fassone (Ds) ha
replicato che le tesi di Borrelli “erano le nostre già da tempo”.
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