Tra D'Ambrosio e Borrelli il grande freddo in Procura 

da La Repubblica del 29.10.99

di CINZIA SASSO 
MILANO - Sono stati fianco a fianco per tutta la mattinata, in un ufficio della Prefettura, ma hanno parlato soltanto di ordine pubblico. Tra loro neppure una parola sul "caso Craxi", il caso che dopo averli uniti negli anni di Mani Pulite oggi li trova divisi. Perdonista D'Ambrosio, legalista fino in fondo Borrelli. Comprensivo il procuratore, severo il procuratore generale. Due posizioni che i commenti rilasciati nel corso della giornata, al di là dei toni distesi, non riavvicinano affatto. Ribadisce D' Ambrosio: "Se devo scegliere tra tutelare la vita umana o mandare a tutti i costi in prigione una persona, scelgo la vita umana". E continua: "Può darsi che ciò accada perché ho visto la morte in faccia, ma questo è il mio modo di pensare". "Craxi - ribadisce Borrelli - è un cittadino come tutti quanti gli altri... mi pare che anche il ministro Diliberto abbia ricordato che ci sono delle norme del codice che valgono per ogni condannato".
Aggiunge una battuta, D'Ambrosio; ma mentre la dice non ride nemmeno un po': "Ci sono molti modi di fare il magistrato. Io faccio il buono, Borrelli il cattivo, come i poliziotti nei film". "Mi sembra un modo puerile di stabilire le differenze - risponde il procuratore generale - non ho capito dove starebbe la mia cattiveria. Io, del caso specifico, non ho detto nulla. Anche perché non so come stia Craxi. E comunque il differimento della pena è una questione di pertinenza del Tribunale di sorveglianza, che si pone quando una persona si mette a disposizione, non quando continua a scappare per il mondo e la pena se la differisce da sé. Non credo che questa fattispecie sia mai stata applicata ai latitanti...". Del resto, butta acqua sul fuoco Borrelli, "D'Ambrosio ha solo detto quali sono gli strumenti teoricamente utilizzabili di fronte a un caso come questo. Non mi sembra che abbia fatto delle grandi aperture, mi pare piuttosto che ci sia stata una lettura forzata e tendenziosa delle due parole...".
Non sfugge a nessuno, però, e tantomeno a Borrelli, l'impatto politico delle parole di D'Ambrosio. Che a sua volta chiarisce, ma senza tornare indietro: "Nessuna svolta craxiana nel mio comportamento. Mi è stata esposta una situazione sanitaria, ho solo ricordato quali strade offre il codice per affrontarla. Mi hanno detto che non sono competente, che prima ci vuole una perizia medica...lo so, ma non posso credere che ci siano giudici che hanno accumulato un tale rancore da poter pretendere che vada in carcere una persona moribonda". Craxi, però, è un caso-simbolo: "No - risponde D'Ambrosio - non ci sono e non ci devono essere imputati simbolo". No al condannato-simbolo anche per Borrelli, che però proprio per questo aggiunge: "I problemi relativi al comportamento di Craxi - se abbia detto o no la verità - o il clima di perdonismo generale, non incidono - né devono - né tanto né poco sull'applicazione delle norme".
D'Ambrosio ha parlato "impropriamente", secondo Borrelli, di un consenso della Procura all'eventuale richiesta di differimento della pena ("Si è dimenticato che semmai il parere spetterebbe a noi") ma soprattutto ha elargito un giudizio ("Craxi aveva ragione"), che il procuratore generale non si sente di condividere: "Ecco, io forse quelle parole me le sarei risparmiate". Parole che lo stesso D'Ambrosio nega però di aver espresso: "Non ho mai detto che la storia di Mani Pulite ha dato ragione a Bettino Craxi. Ho affermato soltanto che quando Craxi, in Parlamento, ha esortato i partiti a non approfittarsi dei problemi giudiziari altrui, visto che tutti avevano preso i soldi, aveva intuito che da quel comportamento sarebbe derivato un danno per le istituzioni. Come del resto è accaduto. Perché è la caduta di prestigio delle istituzoni a suggerire a qualcuno di andare in giro a mettere le bombe".
"Ma mi sembra - conclude Borrelli - che si stia parlando di un problema astratto, o forse di una questione che il mondo politico o la stampa hanno voluto enfatizzare, sia nei contenuti che nelle divisioni tra noi: mi pare che la stessa famiglia di Craxi abbia detto di non aver alcuna intenzione di percorrere la strada del ritorno". Dalla Tunisia, intanto, arriva la notizia che Craxi sta meglio. Conclude il "cattivo" Borrelli: "E ne siamo tutti contenti".