Il pretore va in pensione da oggi c'è il giudice unico 

da La Repubblica del 2.6.99

di SILVANA MAZZOCCHI 
ROMA - Preture addio. Oggi entra in vigore il giudice unico, la riforma ordinamentale attesa da alcuni come la panacea di ogni male della giustizia e da altri temuta come l'ennesima spallata alle garanzie del sistema penale. Grazie alle nuove regole, non sarà più il pretore a decidere delle cause civili e, dal 2 gennaio del Duemila, altrettanto avverrà nel campo penale e in quello del lavoro. La giustizia cambia faccia, almeno sulla carta, e le competenze un tempo divise tra i tribunali (dove sedeva un collegio di tre giudici)e i pretori (giudici monocratici) confluiscono tutte in un unico ufficio di primo grado, quello appunto del giudice unico. La speranza è superare l'eccessiva frammentazione della rete giudiziaria e snellire i tempi delle procedure, per rendere più efficace il sistema e accelerare il tempo infinito dei processi.
Il pretore scompare e con lui va in pensione una figura che fa parte della storia del costume italiano. Il pretore era il magistrato considerato più vicino ai cittadini, l'arbitro un po' alla buona della giustizia quotidiana, colui che era chiamato a decidere le cause civili di minor valore economico e quelle penali per reati con pene inferiori ai quattro anni. Non a caso le preture erano distribuite su tutto il territorio. Si contavano 165 uffici e ben 420 sezioni distaccate, magari con un solo magistrato in servizio e neanche tutti i giorni della settimana. Enormi i costi di mantenimento, spesso inferiori alle aspettative i risultati. Adesso - queste le considerazioni alla base del cambiamento - i cittadini hanno una mobilità più vivace, le distanze non esistono più e, in termini di efficienza, in genere c'è da preferire l'ufficio più attrezzato, piuttosto che quello più vicino. Inoltre si sostiene che l'entrata in vigore dei giudici di pace, (diventati operativi nel 1995 e distribuiti ormai in 848 sedi in tutta Italia) abbia già contribuito a sostituire almeno in parte la figura del magistrato vicino alla gente.
Ma la riforma del giudice unico non vuol dire solo soppressione delle preture. Con lo stesso decreto, vengono eliminate 264 posizioni direttive riferite ad altrettanti magistrati che saranno ricollocati dal Consiglio superiore della magistratura dove la loro presenza verrà considerata maggiormente utile. E verranno aumentate le competenze del giudice monocratico, anche se bisognerà attendere le decisioni del Parlamento per avere ben chiari quali saranno i casi in cui a giudicare in Tribunale rimarrà il collegio formato da tre giudici. Come è noto la maggior parte degli avvocati non ha mai concordato sulla riduzione del collegio giudicante. I penalisti hanno sempre sostenuto che uno dei rischi del passaggio al giudice unico sarebbe stato proprio quello di vedersi riconosciute minori garanzie nel processo penale. E anche l'Associazione nazionale magistrati aveva chiesto fino all' ultimo un differimento della data di partenza delle regole, non solo per il processo penale, ma anche per altri aspetti della riforma.
"Oggi si parte, ma questa non è l'ora x sulla quale misurare la riuscita o meno del nuovo corso", avverte Franco Ippolito, direttore generale dell'organizzazione giudiziaria del ministero della Giustizia. "Abbiamo compiuto solo un primo passo verso il recupero progressivo della funzionalità del sistema giudiziario. Ora, per la completa realizzazione del progetto ci vorrà del tempo". Secondo Ippolito però è lecito essere ottimisti. In quanto si "apre una fase di razionalizzazione che comporta un rafforzamento del giudice di primo grado. Un cambiamento positivo che elimina la burocrazia e consente una maggiore flessibilità delle risorse umane". Promette Ippolito: "La scomparsa delle preture e delle procure della repubblica presso le preture porterà al rafforzamento dei tribunali. Con l'aumento degli organici, e con la possibilità di curare meglio il loro aggiornamento tecnico-professionale".
"Magistratura Indipendente", la corrente conservatrice dell'Anm , infine, pur essendo d' accordo con la riforma , denuncia che gli uffici in Italia non sono pronti per rendere davvero operativa la nuova figura del giudice unico. "Mi" sottolinea che, almeno per ora, "tutto è destinato a rimanere come prima". E che pretori e giudici riuniti in un unico ufficio, ma con i soliti compiti, saranno destinati ad essere solo dei "separati in casa". Mentre per Antonio Di Pietro, "è soltanto un piccolo tassello. In verità", sottolinea l'ex magistrato "si dovrebbe riformare l'intero codice di procedura penale".