Maiolo:
inconcepibile. Il penalista: lo prevede il codice
da Il Corriere della sera del 2.6.98
G. Ga.
ROMA - Per Tiziana Maiolo, deputato di Forza Italia, non ci sono dubbi:
la decisione del pm Carlo Lasperanza di incriminare per falsa testimonianza
Stefano La Porta è «sconcertante e inconcepibile». C’è
da rabbrividire, tuona la
Maiolo, «per tanto disprezzo del dibattimento processuale e delle
sue regole, c’è da rabbrividire per la possibilità che la
legge offre al pubblico ministero di intimidire i testimoni». Fausto
Tarsitano, uno degli avvocati «storici» del foro romano (dal
processo per la strage di piazza Fontana al processo Moro, passando per
quello per la strage di Bologna) non considera invece per niente «scandalosa»
la decisione del pm.
«Con il nuovo codice la falsa testimonianza è regolata
in maniera diversa: prima, accadeva che il falso testimone venisse incriminato
e giudicato immediatamente. Adesso invece c’è l’incriminazione,
ma il processo può essere celebrato solo
dopo la fine del processo in cui è avvenuta la falsa testimonianza.
Si è ritenuto che fosse la maniera migliore per evitare condizionamenti
al processo principale». La Porta in realtà tecnicamente non
ha detto il falso, ma ha «aggiunto» dei particolari importanti
alla sua testimonianza. «È un caso di reticenza, anche se
anticipata: nel senso che ha nascosto nel primo interrogatorio cose che
avrebbe detto in seguito». Secondo Tarsitano la scelta del pm «non
lede i diritti di nessuno, anzi. Prima c’era l’obbligo di processare subito
un testimone, finendo per condizionare di fatto lo svolgimento del processo
principale. Mi viene in mente il generale Malizia, condannato per falsa
testimonianza al processo di Catanzaro per piazza Fontana. Alla fine è
stato assolto in Cassazione, ma il danno era stato fatto». Aggiunge:
«Con la
garanzia introdotta dal nuovo codice di procedura, di un giudizio che
in pratica viene “sospeso” fino alla sentenza, è difficile che si
possa parlare di testimoni intimiditi e di processi condizionati».
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