| Giugni:
«Lo sciopero degli avvocati è troppo lungo e danneggia gli
utenti»
da Il Messaggero del 2.7.99
ROMA - Per la commissione di garanzia lo sciopero degli avvocati dall’8
al 31 luglio dovrebbe essere limitato «perché è troppo
lungo». Ma i penalisti replicano «il giudizio della commissione
non ha valore».
Sostiene l’authority che l’astensione dalle udienze può arrecare
«gravi pregiudizi agli utenti anche perchè la sua fine coincide
con l'inizio delle cosiddette ferie giudiziarie». Dunque occorre
limitarne «la durata e la collocazione nel tempo» perchè
l'amministrazione della giustizia è «un servizio pubblico
essenziale». Per i garanti della commissione guidata da Gino Giugni:
«I 24 giorni consecutivi di sciopero proclamati contrastano con il
’principio di ragionevole determinazione della durata delle astensioni
dalle udienze’ desumibile dalle prescrizioni della legge».
Replica il presidente dell’Unione delle camere penali Giuseppe Frigo
che gli avvocati «apprendono a mezzo stampa le posizioni della commissione»
e commenta «è un vecchio vizio, particolare di questa commissione».
Frigo si lamenta anche del fatto che il presidente della Commissione, il
prof. Gino Giugni, recentemente aveva già anticipato ai mass-media
le sue posizioni «prima ancora di cominciare la procedura. Per questa
ragione io l'ho già ricusato, a mia volta e sempre a mezzo stampa,
sia dal punto di vista giuridico che politico, in quanto non può
essere imparziale un organo di garanzia che esprime giudizi fuori dalle
sedi istiutuzionali». Comunque, conclude Frigo: «Noi non abbiamo
mai riconosciuto alcuna competenza della commissione di garanzia a valutare
le nostre astensioni».
I penalisti aderenti ad Avvocatura Alternativa, l’associazione presieduta
dal professor Carlo Taormina annunciano che: «Non solo non limiteranno
lo sciopero, ma non lo finiranno mai. Almeno fino all'emanazione di un
decreto legge che trasformi i pentiti in testimoni, e stabilisca la validità
delle dichiarazioni relative soltanto a fatti personalmente vissuti e commessi
con la persona che si accusa».
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