Il Governo cerca una strategia per la riforma 

da il Sole 24 ore del 2.3.99

ROMA — Il Governo tenta di sbrogliare i nodi della riforma delle professioni. Questa settimana sono in programma una serie di riunioni tra i vertici dei ministeri della Giustizia e dell’Industria. E non è escluso, per accelerare il provvedimento, l’intervento della presidenza del Consiglio.
Ad agitare le acque è stata la segnalazione dell’Antitrust del 5 febbraio sugli effetti distorsivi, per quanto riguarda concorrenza e funzionamento del mercato, che caratterizzano il disegno di legge 5092. Questo provvedimento, approvato lo scorso 3 luglio dal Governo Prodi, è da allora in attesa di essere esaminato dalla commissione Giustizia della Camera. Nel programma del Governo D’Alema il disegno di legge 5092 è definito come il punto di partenza per la riforma delle professioni. Su questo punto si è sbilanciato il presidente del Consiglio, durante il discorso di insediamento alle Camere. Tuttavia, l’avvento del nuovo Governo ma anche il perdurare di un confronto che continua a registrare toni aspri, soprattutto sulla questione società, hanno fatto sì che il disegno di legge 5092 sia diventato "stretto" per la maggior parte dei soggetti coinvolti. Alcune forze di maggioranza, in particolare i Ds, in sintonia con il giudizio dell’Antitrust, premono per una più decisa liberalizzazione: si chiede, per esempio, più coraggio nell’abolizione delle tariffe e del divieto di pubblicità e nella regolamentazione del tirocinio, che non deve diventare una forma di sbarramento alla professione.
D’altra parte gli otto mesi di intervallo, lungi dall’avvicinare le posizioni, hanno instillato maggiori diffidenze nei vertici degli Ordini, che temono un intervento punitivo, e non riformatore, del Governo. Per questo, molti Consigli nazionali (per esempio i ragionieri) hanno fatto marcia indietro rispetto al principio della legge delega. L’obiettivo è evitare il concentrarsi di un potere che può diventare discrezionale nelle mani dell’Esecutivo. E i dottori commercialisti hanno avanzato la richiesta di preservare, nero su bianco, gli Ordini attuali.
Di questo clima mutato si è reso interprete il ministero della Giustizia, che ha richiesto nuovi pareri ai Consigli nazionali, alle associazioni rappresentative dei professionisti e in generale alle «parti sociali» a vario titolo interessate alla riforma. Ora queste pronunce sono passate al setaccio dal sottosegretario alla Giustizia, Maretta Scoca, che vorrebbe mettere a punto un testo che tenga conto delle posizioni di tutti.
Intanto, il tempo stringe, visto che i servizi professionali devono comunque fare i conti con la pressione della globalizazzione. Per questo, il Governo non ha ancora abbandonato l’ambizione di arrivare, prima possibile e anche al di fuori del disegno di legge-quadro, a regolamentare l’attività professionale in forma societaria dopo la caduta del divieto attraverso la legge 266/97 e il fallimento di almeno tre tentativi (due al Consiglio di Stato e uno in Parlamento). Tenendo conto che la maggior parte delle professioni rifiuta seccamente le società con la partecipazione di soci di capitale.
M.C.D.