Palermo, lo sciopero divide gli avvocati 

da Il Giornale di Sicilia del 2.3.99

PALERMO. Affiora qualche significativa divisione tra gli avvocati, ma la linea dura anti-sciopero, decisa dalle Procure, ricompatta i legali, che si astengono dalle udienze dalla scorsa settimana e che ieri, a Palermo e Caltanissetta, hanno deciso di continuare la protesta fino al 22 marzo, così come avverrà a livello nazionale. E così, dopodomani, al processo Andreotti, a sostituire i difensori del senatore a vita, andrà il presidente dell'Ordine forense, Manlio Gallo. Ma sciopererà pure lui. Intanto, a Caltanissetta e a Gela, 64 penalisti e civilisti sono stati raggiunti da avviso di garanzia per lo sciopero effettuato nel giugno 1995. Il reato ipotizzato dalla Procura circondariale di Catania è di interruzione di pubblico servizio. LA SITUAZIONE A PALERMO. Ieri mattina un'assemblea della Camera penale ha affrontato il nodo della prosecuzione dello sciopero, che viene effettuato solo nei processi 'a rischio 513', nei quali cioè potrebbe essere attuata la norma che consente, a determinate condizioni, l'introduzione fra gli atti dei verbali resi dagli indagati di reato connesso che in aula si avvalgano della facoltà di non rispondere. Non tutti gli avvocati, però, sono d'accordo sullo sciopero. Significativa la dissociazione di Ninni Reina, consigliere dell'Ordine, che, pur non entrando nel merito delle ragioni della protesta, ha definito 'irragionevole' la durata di un mese dello sciopero. 'La Corte costituzionale _ dice il penalista _ ha stabilito che le ragioni dell'astensione sono insindacabili, ma l'unico limite è la ragionevolezza della durata. Anche da consigliere dell'Ordine, debbo dire che, in relazione all'obiettivo che ci prefiggiamo, il termine non si giustifica'. Il Senato, come ha rimarcato in assemblea un altro avvocato, Vincenzo Lo Re, ha infatti già approvato la norma costituzionale che prevede il recepimento del principio secondo cui si potrà condannare solo dopo che l'accusatore avrà risposto alla difesa: 'È un primo passo verso la definitiva approvazione. Perché, allora, proseguire l'astensione?', si chiede il legale. Il presidente della Camera penale, Nino Mormino, replica però sostenendo che le ragioni della protesta sono tuttora valide, perché le istanze della categoria sono state sovente disattese e il 'super-513' non è stato ancora varato. Dissociazioni erano arrivate anche nei giorni scorsi, da avvocati come Nino Caleca, Francesco Crescimanno, Vincenzo Gervasi. E 'dissociazioni' arrivano anche dagli imputati: Gaetano Cinà, detenuto, ieri ha 'imposto' la celebrazione del processo Dell'Utri, in cui è anche lui imputato; stessa cosa hanno fatto due imputati del cosiddetto 'caso Giudice'. La decisione di proseguire lo sciopero, comunque, ieri è stata pressochè unanime: una presa di posizione 'dura' che significa anche replica alla Procura, che chiede i verbali delle udienze in cui ci sono le astensioni. Manlio Gallo, intanto, giovedì, come dice egli stesso scherzando, si immolerà al posto dei colleghi del processo Andreotti (Gioacchino Sbacchi, Franco Coppi, Giulia Bongiorno, Odoardo Ascari): 'Vorrei evitare lo scontro, ma devo far valere le ragioni, costituzionalmente garantite, della mia categoria, anche esponendomi in prima persona'. INDAGINI A CALTANISSETTA. L'inchiesta sugli avvocati nisseni è del sostituto Francesco Testa, della Procura presso la Pretura di Catania. Ma i penalisti non demordono e continueranno ad astenersi dalle udienze per lo sciopero di quest'anno: lo ha deciso, anche a Caltanissetta, ieri mattina, l'assemblea della Camera penale, svoltasi al Palazzo di giustizia di via Libertà. Nessun cambio di rotta, dunque, come d'altronde era prevedibile. Così ieri sono stati rinviati tutti i processi con collaboratori di giustizia. R. Ar. Re. Ru.