Gli avvocati revocano lo sciopero per il «513» 

da il Sole 24 ore del 2.3.99

ROMA — È pace tra avvocati e forze politiche. Le iniziative del Governo e del Parlamento su «513» e dintorni sono piaciute ai penalisti e li hanno indotti a revocare lo sciopero dalle udienze in cui si deve applicare l’articolo 513 del Codice (quello sulle dichiarazioni d’accusa rese dall’imputato in un procedimento connesso e non confermate in aula). La protesta delle toghe non bloccherà i processi fino al 20 marzo ma andrà avanti solo fino al 10 e unicamente per motivi tecnici relativi alla funzionalità degli uffici giudiziari (in seguito al preavviso dato dagli avvocati i magistrati hanno già rinviato parecchie udienze e devono dunque riorganizzare il calendario). «Grande soddisfazione» è stata espressa dal guardasigilli, Oliviero Diliberto. «La scelta delle Camere penali — ha detto — conferma la bontà della politica del Governo, che è di costante ricerca dei punti di equilibrio e di concertazione tra tutte le parti interessate».
Lo stop all’astensione è arrivato domenica dalla giunta dell’Unione delle camere penali. Che ha corretto la decisione di continuare la protesta scaturita da una precedente, tormentata riunione tenuta a Roma il 24 febbraio. Determinante per il dietro front sarebbe l’avvio della discussione prevista da oggi fino a giovedì in commissione Giustizia al Senato dei Ddl che riformano la valutazione delle prove (articoli 192, 197, 210 e 513 del Codice di procedura penale). La revoca, spiegano gli avvocati in un lungo comunicato, è determinata dallo «sviluppo delle iniziative e delle attività del Governo, dirette a promuovere l’attuazione del giusto processo penale e, in particolare, a recuperare al processo penale la centralità del dibattimento, l’oralità e il contraddittorio effettivi nella formazione della prova, il diritto di ogni accusato di interrogare chi lo accusa nonchè a intervenire, nel frattempo, con urgenza per contenere le implicazioni più ingiuste della disciplina vigente in tema di utilizzazione di dichiarazioni sottratte al contraddittorio».
Insomma, tutti fatti «da valutare positivamente e da considerare come un primo significativo risultato dell’impegno dei penalisti italiani». Infatti, sottolinea ancora il comunicato dell’Unione, le novità sono intervenute dopo la delibera dello sciopero (del 29 gennaio) e in gran parte durante l’astensione dalle udienze degli avvocati.
In realtà già il 24 febbraio scorso le novità legislative avevano tagliato il traguardo. In mattinata il Senato aveva dato il via libera, con ampia maggioranza, al disegno di legge costituzionale che inserisce nell’articolo 111 della Costituzione i principi del giusto processo (noto anche come "super-513"). E pochi giorni prima, il 19 febbraio, il ministro della Giustizia, Diliberto, aveva presentato e mandato al Senato — con richiesta di procedura d’urgenza — il disegno di legge con le norme transitorie sul «513» che in qualche modo anticipa nei processi in corso la riforma costituzionale. Un provvedimento che gli avvocati iscrivono «nella cornice degli interventi temporanei per contenere le implicazioni più ingiuste della vigente disciplina in tema di utilizzazione delle dichiarazioni accusatorie sottratte al contraddittorio». Era annunciata, del resto, anche la decisione di inserire all’ordine del giorno della commissione Giustizia al Senato i dieci Ddl sulla prova affidati al relatore Guido Calvi (Ds).
Per i penalisti si è «riavviato il movimento degli interventi riformatori». In effetti la decisione, tutta politica, li fa uscire dall’imbarazzante situazione di un lungo sciopero che avrebbe incrinato la concertazione con il Governo.
Roberta Miraglia