Informazione,
il Governo rivede il segreto istruttorio
da il Sole 24 ore del 2.3.99
(NOSTRO SERVIZIO)
ROMA — Sì del Governo allo stralcio dalla legge sul giudice
unico dell’emendamento che modifica le norme in materia di segreto delle
indagini preliminari. Il ministro della Giustizia Oliviero Diliberto —
intervenendo ieri a un convegno organizzato dalla Federazione nazionale
delle stampa italiana su "Libertà di stampa e diritto di cronaca"
— ha fatto un piccolo passo indietro ed è andato incontro alle preoccupazioni
dei giornalisti: «Il Governo si dichiarerà disponibile allo
stralcio, anche se questo non risolve certo il problema del rapporto tra
giustizia e informazione». L’emendamento in questione, approvato
dalla Camera nel gennaio scorso e ora all’esame del Senato, estende il
segreto investigativo fino alla fine delle indagini preliminari e inasprisce
le eventuali pene per i giornalisti (da 30 a 50 milioni invece che da 100
a 500mila lire in alternativa a 30 giorni di arresto). Contrario a norme
di legge che limitino la libertà di stampa si è detto pure
il presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro. Ma il capo dello Stato,
che ha usato parole dure anche contro la cosiddetta giustizia spettacolo
(«lo spettacolo danneggia e offende la giustizia»), si è
soffermato soprattutto sul delicato problema della violazione del segreto
investigativo. E ha richiamato giornalisti e magistrati al rispetto delle
regole: «Non è civile — ha premesso Scalfaro — aprire i giornali
e veder pubblicate le fotocopie di documenti riservati». Ma ha subito
aggiunto: «Non si è mai visto un processo dove sia in qualche
modo coinvolto un magistrato su un segreto che sia uscito da un’indagine
che aveva in mano Tizio, Caio o Sempronio».
Le parti riguardanti il mondo dell’informazione, come chiesto da Paolo
Serventi Longhi, saranno dunque stralciate dalla legge sul giudice unico.
Ma non è l’unica richiesta del segretario generale della Fnsi ad
essere stata accolta. Diliberto si è detto favorevole anche all’apertura
di un «tavolo di discussione» tra Governo, responsabili dell’esercizio
del potere giudiziario, Ordine nazionale dei giornalisti e Fnsi per giungere
a un progetto di legge che inquadri «in maniera esaustiva e complessiva»
il rapporto tra informazione e giustizia. Una proposta subito accolta con
favore anche dal capo dello Stato Scalfaro e dal presidente della Camera
Luciano Violante. Si tratta di trovare un punto di equilibrio, ha spiegato
Diliberto, tra l’esigenza di informazione dei cittadini e i diritti degli
imputati. «Negli ultimi anni abbiamo assistito ad alcuni eccessi
come la pubblicazione di interrogatori o il clamore dato agli avvisi di
garanzia, sostituitisi di fatto alle sentenze», ha aggiunto il ministro
della Giustizia. E ancora: «Ma mi chiedo: possiamo risolvere questa
situazione con una logica repressiva e comminando una sanzione penale?
Credo di no, anzi lo ritengo sbagliato. Anche perché, se questi
criteri repressivi fossero stati applicati in passato, non avremmo conosciuto
pagine oscure della nostra storia, dalle stragi ai depistaggi agli scandali».
Il problema delle libertà di stampa non può essere affrontato
a colpi di norme penali. Su questo tutti gli oratori intervenuti al convegno
della Fnsi di sono detti d’accordo. Ma allora, come limitare gli eccessi?
Occorre individuare un «nocciolo di riservatezza e segretezza»
— ha detto il presidente della Camera — e tutelarlo «con grande rigore».
Restringere insomma il segreto investigativo al minimo e farlo poi rispettare.
Soprattutto dalle Procure: «Siamo riusciti ad arrestare Riina — ha
aggiunto Violante — e non riusciamo a prendere i violatori ufficiali di
notizie riservate. Persone che commettono un reato più grave di
chi quelle notizie le pubblica». Per ovviare poi al problema delle
lunghe e onerose cause per risarcimento danni contro i giornalisti, Violante
ha rilanciato la sua idea di rafforzare lo strumento della rettifica: «Una
rettifica fatta nei tempi e nei modi dovuti potrebbe essere considerata
già di per sé una misura di risarcimento».
Emilia Patta
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