Scalfaro contro i giudici 

da La Repubblica del 2.3.99

di GIORGIO BATTISTINI 
ROMA - Scalfaro contro la fuga di notizie sui processi, contro i magistrati-talpa e quindi a difesa della stampa. Ma anche Scalfaro contro la giustizia-spettacolo e l'uso "selvaggio" fatto dai media di troppi segreti in prima pagina. E ancora Scalfaro preoccupato che dalle norme sul "giudice unico" si possa scivolare verso il "giornalista unico", quello abituato a "scrivere sotto dettatura", ormai a un soffio dal Minculpop. Scalfaro uno e trino. Mani libere, libertà di parola e di giudizio fino all'ultimo. E, intanto, tutti si esercitano sull'eventualità di un suo reincarico a termine. Ai favorevoli si aggiunge Franco Marini: "Ragionevole la proposta di D'Alema". Il segretario ppi nega una sua "freddezza" sull'argomento: "Mai espresso un giudizio così".
Sembra un saluto, uno dei tanti di fine settennato. Un saluto ai giornalisti, nella sede del loro sindacato dove si parla d'informazione e segreto istruttorio. Invece è di più, molto di più il messaggio che il capo dello Stato affida al microfono della Federazione nazionale della stampa nel giorno in cui i giornali raccontano la storia d'un eventuale breve bis. Il presidente rimprovera al Parlamento la tentazione di voler contrabbandare, con la recente legge sul "giudice unico" anche il giornalista dimezzato. Un cronista nuovo, impaurito dalle sanzioni economiche, intimorito dal bastone del potere che (con promessa di multe, ammende, gabelle) limita in partenza ogni libertà di critica e controllo dell'opinione pubblica. La critica di Scalfaro acquista forza perchè formalizzata davanti al presidente della Camera Violante (che vede un "valore democratico della segretezza, il cui nocciolo va difeso"; Mancino invece se la prende più con "chi fornisce le notizie che con chi le pubblica"), e al ministro della Giustizia Diliberto. Il quale annuncia una revisione-stralcio di quelle norme "anche se", dice "ciò non risolve il problema". 
Scalfaro pro e contro. Ce n'è per tutti. "Il cittadino si deve sentire garantito, e con lui l'indipendenza della magistratura e la libertà di stampa". Un passo indietro, niente sconfinamenti. "Turbare uno solo di questi principi è un danno di cui non si possono nemmeno intravedere le conseguenze", dice. Scalfaro è contrariato dalla norma che estende il segreto istruttorio (a spese dei cronisti) nel disegno di legge sul giudice unico. Certo, "in mezzo al diritto di cronaca si trova il cittadino. Al quale interessa la libertà di stampa, ma che ha i suoi diritti: può essere vittima, può essere travolto". E nella discussione in corso sul giudice unico "sento che d'un tratto si può scivolare non dico sul giornalista unico, ma insomma c'è qualche preoccupazione". Dice il presidente che "dall'esterno si ha la sensazione d'un corpo estraneo" attaccato a quella legge. Meglio un "tavolo", meglio ridiscuterne. 
Anche i giornalisti hanno le loro colpe. "Non è civile aprire un giornale e vedere la fotocopia di documenti riservati. Non ho mai visto un processo in cui sia coinvolto un magistrato sulla violazione di un segreto che aveva in mano Tizio o Caio. Questo crea una disparità di trattamento tra cittadini che danneggia giornalisti e magistrati". "La giustizia- spettacolo è contro la giustizia: è danno, ferita grave". 
L'uscita di Scalfaro mette la sordina al brusìo sull'eventualità d'un suo bis a termine. Posizioni immutate. Solo che adesso tutti ammettono che, chiunque sarà il prescelto dal Parlamento, al Quirinale resterà comunque solo per un breve periodo. In attesa della riforma. Da destra (La Loggia) si continua a chiedere una persona "superpartes, saggia e disposta a farsi da parte" al momento giusto. "Un garante, certo", concorda Casini, "quello che Scalfaro non è stato", perchè ha avuto una "sistematica propensione per il centrosinistra", accusa Fini. Tutt'altro, contesta Marini: "è stato un arbitro ineccepibile e serio, in anni difficilissimi. Ha sciolto le Camere due volte; doveva scioglierle tutti i giorni per far piacere al Polo?". Veltroni si limita a condividere la "stima e apprezzamento" manifestati da D'Alema a Scalfaro. E lì si ferma. Tocca a Giorgio La Malfa avvertire che la "conferma di questo presidente sarebbe un suggello all'accordo sulla riforma dello Stato entro questa legislatura".